La Savana, non c’è dubbio, non è un luogo per deboli: uomo avvisato mezzo salvato.
Chi ha lo stomaco sensibile o le spalle strette farebbe meglio a stare a casa a sorseggiare un succo di frutta e guardare serie Tv.
Per tutti gli altri, questo “Savana”, primo LP della band milanese Younger And Better, nata nel 2012, potrebbe essere veramente una colonna sonora degna di un’avventura quasi mistica, di un viaggio alla scoperta di una Milano trasfigurata e bagnata d’acido, con tutte le sue storie e le sue contraddizioni, i suoi bonus ed i suoi malus.
Questo non è un disco pop, fatto di ballate e ritornelli, è un disco selvaggio, carnale e spietato, composto di dieci pezzi talmente stratificati da potercisi perdere ad osservare e a cercare le mille sfaccettature, le complessità che li compongono, gli arrangiamenti ricercati e i suoni a metà tra vecchio e nuovo. E’ l’elettronica pura, è un laboratorio di sintesi che prende vita e celebra la sua maestà con magniloquenza, ma è anche post rock, con la cresta punk e i tatuaggi stampati sul cuore, con le borchie e le ferite a fior di pelle.
I brani hanno tutti quanti una forma di riferimento, che prevede un’ introduzione strumentale che lancia l’esca con melodie e parti ritmiche generate da synth che continuano ad intrecciarsi e ad evolversi, alle quali poi si aggiunge, sempre in sottofondo e quasi chiedendo permesso, la voce principale. Sembra quasi che in questo album si siano ribaltate le gerarchie, e quindi i Synth fanno le voci e le voci fanno i synth, rimanendo in lontananza a raccontare con riverberi esagerati le storie di questa Milano interiore che fa da sfondo all’opera.
E’ un disco molto cinematografico, puro e duro, che non lascia spazio a tanti compromessi, ma che si concede con passione e prepotenza, e che lascerebbe affascinato un produttore di elettronica quanto un fan dei Muse. E’ una torta fatta di tanti strati e sapori, che uno alla volta appaiono e prepotentemente si prendono il controllo delle papille gustative, ma che poi, sempre uno alla volta, vanno a comporre il centrale e potentissimo gusto.
Sicuramente un ottimo esordio che lascia ben sperare per il futuro di questi Younger and Better, che sembrano avere il giusto fegato e l’attitudine per la sperimentazione verso una musica immaginifica e profondamente pura.
Francesco Pepe