Prendete un foglio di carta o il telefono o qualsiasi altra cosa e segnatevi il nome TWEEEDO.
Perché è da poco (il 15 febbraio) uscito il loro primo album(via Calista Records ed Out Stack Records), si chiama “We All Think We’re Good People” ed è il più bel regalo che potreste farvi oggi ascoltandolo.
È una vera e propria chimera elettronica quella creata da Edoardo Vogrig assieme ad Andrea Pisano e Nicholas Remondino e si muove su un terreno multiforme in equilibrio tra sonorità techno, IDM, varianti jazzistiche. Coese, in un’armonica consistenza identitaria, chiamasi sound, originale e a dir poco coraggiosa oggigiorno.
Dentro ci sono elementi analogici e quelli digitali che insieme creano ambientazioni sonore complesse, stratificate, in grado di muovere nell’ascoltatore opposti sentimenti e sensazioni. Si passa, infatti, dalla voglia di ballare, anche se mai in maniera smodata, mai rozza, come non è mai terra terra il loro modo di mettere in musica questo desiderio, a quello di godersi l’ascolto seduti, in una stasi riflessiva.
Il timbro sonoro creato dai TWEEEDO è curato al dettaglio, è maturo e non ci nasconde la capacità compositiva dei tre musicisti così come le loro influenze rivolte al panorama internazionale, anche se rimane nella miglior modestia possibile. C’è del Max Cooper quando l’intenzione è di smuovere la carne con quei crescendo di intensità coinvolgenti, nelle eleganti sfumature melodiche si avvicinano più al tedesco Marc Romboy, tanto per fare dei nomi. Manca però, con grande soddisfazione di chi scrive, quel gusto smodato e, in certi casi, esasperato per l’elettronica retrò spesso vero e proprio must (brr) per simili produzioni. Al suo posto c’è una musica incredibilmente attuale, attenta al presente ed è per questo che “We All Think We’re good People” è definibile, senza timore alcuno, un disco all’avanguardia.
Quindi, se avete ascoltato e seguito il consiglio datovi nelle prime righe di questo piccolo scritto, si può dire che anche io, oggi, sono, un tantino più di prima, una brava persona.
Lady L.