di Giovanni Carpentiere
foto di Nicole Violette Vecchia
Nell’affollato panorama musicale romano, particolarmente “indie oriented” all’apparenza, ci sono tante spinte verso un senso di maggiore, consentitemi, internazionalità di influenze. Gli esempi possono essere tanti ed i lettori di ExitWell ne sono sicuramente ben consapevoli.
“Gentile è solo un cognome”, recitano le informazioni sul suo profilo Facebook: è vero, il cognome è anche nome d’arte di Gianleonardo Gentile, che non è da solo. Ad accompagnarlo c’è una classica formazione rock a quattro elementi: alla batteria Riccardo Bala, Giordano Nardecchia al basso, Giulio Pantalei alla chitarra e le tastiere di Susanna Sallemi. È il 25 Gennaio e si esibiscono al club romano Le Mura per la prima volta a presentazione ufficiale del progetto e del primo singolo “Let it shine” pubblicato qualche giorno prima (22 Gennaio). Quello di Gentile è un rock che si fonde a tratti con il blues (evocando una sorta di r’n’b,), a tratti con il soul e il funk di oltreoceano, mantenendo comunque un “spirito romano” marchiato nella forte personalità dell’artista. In fondo, come leggiamo nella sua bio, Gentile è un ragazzo di Roma sud. E questa appartenenza territoriale non è un limite geografico e artistico, ma un plus, una sfumatura ben utilizzata, in un progetto che ha tutte le carte in regola per farsi strada ben oltre le mura della capitale.
Si comincia con Peace, il pezzo è una dichiarazione molto chiara di quello che sarà il live. C’è molto groove, l’energia e le sonorità sono quelle lì, impreziosite da una vocalità da crooner con il rock nell’animo. Immediatamente, quasi senza pausa, continuano con Nothing more to learn e si entra appieno nel vivo della serata con il singolo Let it Shine. Un brano semplice, diretto ed efficace, frutto e/o viatico per un viaggio onirico tra sogno ed ebbrezza da alcool.
Il pubblico c’è, i musicisti sono altrettanto carichi e proseguono con un altro brano in anteprima, Liquid sun, un pezzo sulla voglia di ripartire, di ricostruirsi. Continuano con The pleasure e una (la prima, dice) canzone d’amore: Pink. Il rock è anche questo, molta energia, concetti semplici a rivendicazione di un’etica più umana e al momento giusto, anche delicatezza ed intimità.
Sono tutti brani inediti che saranno contenuti in un EP del quale ancora non è stata annunciata la data d’uscita, prima sembra ci sia la volontà di calcare un po’ di palchi, affinare lo spirito di gruppo e stabilire un primo contatto diretto con le persone, in tutta Italia.
Il tempo è propizio per una cover che simboleggia l’apertura mentale e la volontà di immersione in diversi panorami culturali da parte di Gentile: la rivisitazione di Feel di Robbie Williams eseguita con adeguata perizia ed un tocco di progressive nel finale. Le successive Till you pray, I’ve seen the Devil e My mood is black confermano le abilità dei ragazzi nel mantenere equilibrio, seppur variandone le singole dosi, tra rock, soul, blues, folk e anche un po’ di pop, quello buono, quello che fa bene alla salute. Attingendo da un patrimonio internazionale di varia provenienza e restituendone una sonorità propria.
Il frontman ci sa fare e tra un brano e l’altro riesce ad intrattenere il pubblico con la spontaneità e la goliardia che i romani sanno inscenare con grande naturalezza ed efficacia.
C’è tempo in chiusura per un altro classico Higher Ground di Stevie Wonder, leggenda del soul, che mantiene il ritmo della serata ed alti livelli di coinvolgimento e fa ben sperare per il futuro prossimo.
La band è calibrata e ora ha bisogno di rodarsi bene in giro per tutti i locali d’Italia e non solo. Parlavamo all’inizio di internazionalità. Perché no?