L’aria nebbiosa del Venerdì pomeriggio è deprimente, ma sapete che la giornata sta per avere una svolta.
Alzate la cornetta del telefono e digitate veloci un numero. A rispondervi saranno i ragazzi di una delle band giovanili più innovative del momento, che con il primo disco “Mango” è entrata a testa alta nello scenario della musica italiana.
Rispondono. Subito sentite un rumore: tondo, sordo, ridondante.
Vi chiedete di cosa si tratti. Loro sono giovani e attivi, e la loro ruota sta girando alla grande. Sicuramente deve essere stato uno dei tanti rumori sordi e ridondanti che i sentono nella vita di una rock star. Una chitarra ha sbattuto su un tavolo? Qualcuno ha tirato un colpo sulla cassa di una vecchia batteria? Un enorme gong è stato picchiato per creare un effetto sonoro del prossimo album?
No. Niente di tutto questo.
Il rumore che avete sentito è quello di una tazza e una teiera che si sono toccate.
I Twee non sono lo stereotipo di band giovanile che avete in mente. Sono quotidiani, tranquilli, cordiali. Più che rock star, delle vere e proprie “tea-star.”
Da una semplice e velocissima ricerca su word reference, leggiamo alcuni significati della parola “twee” : “lezioso, vezzoso, stucchevole”. Quanto siete “Twee”?
GIORGIA: Sicuramente molto. “Twee” non è semplicemente un aggettivo, ma un termine che contiene in sé tanti aspetti. Definisce un particolare di tipo di genere musicale, ma può anche essere usato per la moda o per la letteratura. E’ il contrario del rock ‘n’ roll: qualcosa di dolce, tranquillo, l’esatto opposto dell’aggressive. “Twee” è tea, tisane, gattini.
L’idea è venuta da una lettura comune, un libro su questo modo di approcciarsi alla vita. Più tardi abbiamo scoperto che “twee” è la parola usata dai bambini inglesi per dire “dolce” quando non riescono a pronunciare “sweet”.
GIANLUCA: Siamo twee a partire dai nostri testi e dalle nostre canzoni. Parliamo di esperienze quotidiane, dunque non esiste né aggressività né freddezza. L’amore è il tema dominante, e non potremmo ricercare altro che la dolcezza. Rispetto ad altre malinconiche canzoni della musica contemporanea, puntiamo sull’allegria e sulla spensieratezza.
…Amore spensierato significa amore non ponderato?
GIANLUCA: Mai. La freschezza è la nostra base, ma ogni sentimento è ponderato.
Non si tratta neanche di essere distaccati e razionali rispetto alla vita. Non cerchiamo mai una “visione dall’alto” e snob della malinconia. Il nostro è il tentativo di vivere la realtà nel modo più tranquillo possibile, senza rabbia e angoscia.
Quanta ponderazione e calma ci sono state nella creazione di “Mango”?
MARGHERITA: Molta. Abbiamo iniziato a scrivere i nostri brani circa tre anni fa. Avevamo l’abitudine di riunirci una volta al mese in una cascina dei miei nonni, nel paesino di “Mango”, trasformata in un vero e proprio studio di registrazione. Questi “ritiri spirituali” si sono rivelati molto fruttuosi, e qui sono nati i vari brani. All’inizio non pensavamo neppure di metterli tutti assieme e farne un album. Dopo qualche tempo,poi, ci siamo ritrovati con molti pezzi, almeno il triplo di quelli presenti nel cd, e abbiamo deciso che era arrivato il momento di creare un disco. I pezzi si sono fusi tra loro grazie al lavoro del nostro produttore Marco Vipiana, che ha saputo mediare le diverse spinte crative che animano il nostro lavoro.
Anche qui, nessuna rabbia, nessuno stress, nessuna aggressività: Mango è nato fra le nostre mani, senza alcuno sforzo.
Ci state dicendo che con il nome “Mango” intendevate riferirvi al paesino piemontese e non al frutto esotico?
MARGHERITA: Non proprio. Il doppio significato è voluto. Ci piaceva l’internazionalità del nome che rimane uguale sia in italiano che in inglese, e anche l’idea del un frutto tropicale richiama qualcosa di colorato, fresco, brillante. Tutti agettivi che ci rappresentano.
Cito dalla recensione pubblicata su Exitwell ad inizio Settembre: “Lo stile è decisamente quello di un pop americano e ritmato, dal gusto retrovintage.” Con un prodotto così ricercato, qual è stata l’accoglienza italiana ed estera?
GIANLUCA: L’accoglienza è stata entusiasmante. Non sapevamo come sarebbe sembrato questo disco agli occhi del pubblico, ed avere tanto successo è stata una grande soddisfazione. Nel nord Italia la partecipazione del pubblico ai live è viva. Lo scoglio più grande poteva essere quello di suonare all’estero, ma anche quello è stato superato. Nonostante fossimo perfetti sconosciuti, questa estate Budapest ci ha accolti a braccia aperte.
Ci stiamo tutti chiedendo come possa esserci tutto questo “twee” in una formazione composta da tre ragazze ed un ragazzo…
GIANLUCA: E’ possibilissimo. E’ un po’ come avere delle sorelle per me. Viviamo talmente tanto a stretto contatto che tra noi che non ci sono differenze o scontri.
GIORGIA: Ci conosciamo da una vita, fin dai banchi di scuola, e ormai ci sentiamo davvero più fratelli che amici. Le decisioni sono assolutamente comuni e democratiche, e sono prese solo per ricercare il risultato migliore. All’inzio è stato difficile. Ognuno di noi ha una bella personalità, il suo carattere e le sue idee, ma siamo riusciti a trovare un modo per andare d’accordo e confrontarci con calma.
Qualche anteprima sulle date del #Mangotour?
MARGHERITA: Il calendario è tutto un work in progress, per ora. Speriamo davvero di arrivare in tutta Italia. Suoneremo a Bologna il 2 novembre, per poi approdare a Milano e in Abruzzo a inizio dicembre.
Fra una data e l’altra, poi, lavoriamo al video per un nuovo singolo di Mango. Ma su questo, ancora silenzio stampa…
Eleonora Pepe