– di Riccardo Magni –
Ha scelto 10 brani provenienti dal passato Cesare Malfatti, scritti in momenti differenti tra loro, figli forse di altre stagioni, diverse da quella attuale. E li ha vestiti di nuovo, affidandoli al lavoro di Stefano Giovannardi, vecchia conoscenza universitaria diventato nel frattempo ricercatore biologo, oltre che sofisticato “alchimista” di suoni elettronici, ed affiancando di nuovo alla sua voce, dopo l’esperienza del precedente disco Una Città Esposta, quella di Chiara Castello (I’m Not a Blond). Il tutto mixato da un fine sperimentatore come Mario Conte.
Il risultato di questa alchimia è Canzoni Perse (Riff / Goodfellas), un album, il quinto da solista per l’artista milanese ex La Crus ed Amor Fou, da più parti definito giustamente ipnotico, suadente, dalle tinte scure, notturne, amare ma anche dolci allo stesso tempo, in cui le tre anime in gioco (Malfatti, Castello e Giovannardi) danzano sempre equidistanti dal nucleo senza mai fondersi , donando come risultato finale un meraviglioso equilibrio di sensazioni: l’elettronica di Giovannardi plasma l’ambiente senza mai risultare eccessiva, ne ammorbidisce ed arrotonda le forme, su cui le voci di Malfatti e Castello si adagiano senza attriti, si sollevano, si affiancano e si contrappongono in una danza elegante che culla le emozioni dell’ascoltatore fino all’ultima nota della track-list.
Canzoni Perse è un azzardo più che un esperimento, perché rendere attuali brani nati anni addietro non è affatto un lavoro scontato, ma soprattutto, perché coniugare una vena così profondamente cantautoriale spleen con una struttura musicale di questo tipo è una scommessa che solo un giocatore con grande sicurezza nei propri mezzi può permettersi di affrontare.
Se l’album vuole considerarsi un esperimento, si può dire riuscito. Se è una scommessa, è senz’altro vinta. Le canzoni non sono perse, non lo sono mai anche dopo anni è il messaggio che rimane, hanno solo bisogno di qualcuno che sappia liberarle dalla polvere di cassetti ed archivi, dal peso delle scelte e dei “momenti sbagliati”, per farle finalmente volare.