Parliamoci chiaro, a me i Thegiornalisti non piacciono. Neanche un po’. Credo che Completamente Sold-Out sia uno degli album più pacchiani registrati negli ultimi vent’anni in Italia. “Fatto di te” è l’equivalente musicale di un cinepanettone. “Il tuo maglione mio” e tutte le altre, invece, sono un sibillino sfoggio di quell’estetica ed etica pariolina che sta sul cazzo a tutti, meno che ai pariolini e a Federico Moccia.
Eppure qualcosa è cambiato. Qualche settimana fa è uscito un singolo. Un brano sfacciato e spudorato, costruito apposta per diventare un tormentone estivo a suon di passaggi radiofonici. Un pezzo di cui normalmente non mi preoccuperei. E di cui, tuttavia, sto parlando. I motivi per cui lo faccio sono sostanzialmente due: in primis, il fatto che sia un pezzo dei Thegiornalisti; in secundis, il fatto che mi piace. Naturalmente, mi riferisco a Riccione.
Fino a qualche mese fa la situazione in cui si trovavano Tommaso Paradiso e i suoi era questa: avevano pubblicato un album che stava andando benissimo, avevano riempito due palazzetti dello sport, facendo esplodere nella realtà il titolo del loro disco, ed erano stati ospiti in svariate trasmissioni radio e tv. A questo punto della loro carriera, le opzioni erano due: continuare a fare la propria musica, fregandosene dei tempi del mercato e dell’hype, oppure pubblicare un tormentone per cementare ancora di più il successo dell’anno appena trascorso. Ovviamente, la scelta è ricaduta sulla seconda opzione.
Ecco così il featuring con Fabri Fibra e, adesso, Riccione. Entrambi pezzi che hanno suscitato non poche polemiche, ma che hanno scatenato anche interessanti spunti di riflessione. Fra le accuse più ricorrenti alla band, c’è quella di essersi venduti per fama e soldi, di aver piegato il proprio credo artistico alle esigenze del mercato. Ma è davvero così? C’è veramente una differenza fra la “vera” musica dei Thegiornalisti e Riccione, almeno nelle intenzioni?
Beh, le differenze, se ci sono, sono difficili da vedere. O meglio, una in particolare c’è e risiede nell’onestà: mentre Completamente Sold-Out, l’album uscito lo scorso ottobre, conservava ancora un pizzico di ipocrisia e voleva mantenere il piede in due staffe, quella della canzone d’autore e quella della piacioneria pop, Riccione, invece, è un pezzo onesto, trasparente, che dice niente di più di quello che dice e che non vuole essere niente di più di quello che realmente è. I Thegiornalisti hanno fatto finalmente coming-out. Come un figlio gay che ha finalmente trovato il coraggio di dichiararsi ai genitori. C’era veramente da stupirsi? Andiamo, non era strano che da piccolo preferisse giocare con le Barbie e non con Action-man? Questo paragone stupido e ignorante (e non me ne voglia la comunità LGBT) è funzionale per arrivare al fulcro della questione. C’è veramente da restare sorpresi? Non era un po’ sospetto il fatto che ai Thegiornalisti piacesse così tanto smanettare coi synth, ostentare la propria passione per Vasco e Gigi d’Alessio, e inserire messaggi vocali all’inizio delle canzoni?
Se qualcuno è veramente cascato nella favoletta del gruppo indie che può comunque essere pacchiano, bè, almeno abbia la decenza di non meravigliarsi proprio adesso. Ma questo discorso offre lo spunto per allargare la prospettiva a una tematica molto più generale: esiste veramente una differenza fra l’indie e il mainstream? E in cosa consiste quella sottile linea di confine che sancisce la differenza fra una cosa e l’altra?
Qualcuno risponderebbe nei soldi. Nei soldi che girano attorno a queste due idee di fare musica, ma soprattutto nei soldi che si spera di fare con la musica. Ovvero, di quanto una canzone sia costruita appositamente per ricavarne un guadagno. Meno un brano è plasmato con lo scopo di arricchirsi, più è indie e viceversa. Ma allora facciamo una piccola disamina del mondo indipendente italiano di oggi. Ci troviamo nei giorni in cui si è scoperto che Cambogia è un “cantante falzo” (e tutti ci erano cascati), in cui si pubblicano album emulativi come quello di Gazzelle per sfruttare la coda lunga del successo di un altro tizio su cui ci sarebbe tanto da dire, in cui si parla di hype e in cui dei tipi come Carl Brave x Franco 126 possono ritrovarsi da un giorno all’altro a fare un sold-out (per rimanere in tema) di fronte a gente a cui fino al giorno prima non fregava niente dell’hip hop e della trap, semplicemente perché sono the next big thing dell’indie italiano.
Il nodo centrale, qui, non sta nella musica, ma nella fruizione della musica. Io non me la prendo con gli artisti. Anzi, li difendo, come difendo i Thegiornalisti. Io me la prendo con voi. Con voi che leggete, che andate ai concerti e che ascoltate la musica con lo stesso atteggiamento con cui pubblicate un selfie su Facebook. Forse è il caso di dirlo: l’indie è un mainstream con i testi più intelligenti. E questo non per colpa delle band, ma per colpa del pubblico, che altro non è se non la solita, informe, massa di pecoroni che risponde agli stessi pavloviani stimoli delle folle più mainstream. Con l’unica differenza di rimarcare continuamente una diversità, una superiorità rispetto agli “altri” che, nei fatti, non c’è.
Ma a questo punto, se i Thegiornalisti hanno pubblicato un pezzo commerciale e abbiamo scoperto che l’indie è composto dalla solita massa informe acchittata da elité, la domanda sorge spontanea: c’è veramente qualcosa di sbagliato in una operazione come quella di Riccione?
Chi scrive musica, la scrive per farla ascoltare, non per tenerla in un cassetto (o in un computer, per meglio dire). Le band sognano di suonare negli stadi, non in un pub con cinque persone distratte, e in questo non c’è nulla di male. Quando un artista pubblica un pezzo commerciale, si urla sempre al tradimento. Ma il tradimento è tale se veramente è un venire meno alle proprie intenzioni artistiche. Andiamo, lo sapevate tutti che i Thegiornalisti, in fondo, erano questo. E non c’è niente di male. Anzi, con Riccione Tommaso Paradiso e i suoi hanno fatto addirittura un passo avanti. Si sono liberati del giudizio, dell’esigenza di dover essere in un certo modo. E questo forse è l’aspetto più interessante. Perché sei schiavo dei soldi, del successo e della fama solo quando non ti interessano realmente, ma ne hai bisogno. A Tommaso Paradiso queste cose piacciono e ci si trova a suo agio. Quindi perché fargliene un rimprovero? Quali parole si è rimangiato? Quale patrimonio artistico ha svenduto pubblicando questo pezzo? Nessuno. I Thegiornalisti sono forse la cosa più onesta che si è vista nell’indie italiano negli ultimi anni. E, per invertire le parole del ritornello di Riccione, mi sento anche di dar loro un consiglio: quasi quasi pensateci, e non pentitevi più.
Giovanni Flamini
stai calmo, la salute prima di tutto
anche tu hai ragione 😉