Carlo Valente, di Rieti, classe 1990, è stata una bella scoperta.
Palmarès: premio “Duel-cantautori a confronto” a Torino nel 2015; “Miglior Testo”, al Premio Bindi 2015 con il brano “Tra l’altro”; Finalista ai Premi De André, Bertoli ed al Festival Botteghe D’Autore 2015.
Nel 2014 esce il suo primo EP “COLLEzioni”, seguito da un tour in piccoli circoli d’Italia
Dal 2016 è allievo alla scuola di alta formazione Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, nella sezione “Canzone”.
Il 2 marzo 2017 è uscito il suo primo album “Tra l’altro”, presentato dal vivo a Roma a L’Asino Che Vola.
Dietro ai titoli scanzonati e leggeri (Sto giocando, Clamoroso Al Cibali, Vanità, Crociera Maraviglia, Nel mio vecchio porcile, Gli amanti, La trattativa Sandro-Maura, Tra l’altro, Canzone moschina) si nasconde un significato più profondo e, lasciatemelo dire, coraggioso.
Il brano che dà il titolo all’album di Carlo è dedicato a Federico Aldrovandi, il diciottenne morto nel 2005 durante un controllo di polizia. Vicenda scomoda da raccontare, figuriamoci da suonare. Ma il risultato è garbato e delicato, un racconto in musica, che punta dritto al cuore di chi ascolta.
Parole scelte con cura, mai banali, dal giovane cantautore reatino, che descrivono la realtà per quella che è: non sentenzia, non giudica, ci lascia delle immagini come fossimo in un romanzo, in una serie che racconta tante storie diverse. Ad esempio il patto Stato – mafia diventa una storia d’amore, “La trattativa Sandro-Maura”; il viaggio dei migranti una “Crociera meraviglia”; il nostro attempato Paese si trasforma in “Il mio vecchio porcile”; la vicenda Aldrovandi viene narrata in prima persona con gli occhi di Federico che “sorride e tende la mano ai suoi assassini per spezzare idealmente il circolo della violenza” (cit.)
Da quello che si ascolta (e si apprezza) Carlo è un autore romantico, sognatore se vogliamo, certe immagini non nascono certo usando la ragione, ma il cuore, scavando nel profondo dell’anima e trovando per ogni realtà un’immagine parallela altrettanto efficace e forse maggiormente esplicativa.
C’è ironia e intelligenza in questo lavoro, spesso i due fattori si ignorano a vicenda, a volte quasi strategicamente.
Raccontare in musica la realtà che ci circonda non fa pensare a qualcosa di originale, eppure Carlo Valente è riuscito a dare un tocco ai suoi brani che lo rende subito riconoscibile.
Il qualunquismo è dietro l’angolo e se non sei forte, se non hai la pazienza e la costanza di rimanere te stesso, te lo porti appresso, esce in automatico con l’inchiostro appena poggi la penna sul foglio (lo so…nell’era digitale è un’immagine retrò).
Detto questo, se mi permetti un consiglio, caro Carlo: continua così!