Diamo il benvenuto, anzi il ben ritrovati, ai Deadline-Induced Panic sulle pagine telematiche di ExitWell. Proprio in questi giorni è uscito “We have grown”, secondo videoclip live che avete realizzato con il Boiler Studio. Com’è nata questa collaborazione, e quanto vi sentite a vostro agio nella dimensione live?
Io (Francesco) e Elisa avevamo già collaborato con il Boiler Studio per il missaggio e il mastering di alcuni brani del nostro precedente progetto (The Geff). Con i D-IP volevamo fare qualcosa che non avevamo ancora fatto, realizzare il video di una live-session in studio e devo dire che Alessandro e il suo team hanno fatto un ottimo lavoro sia con “Wednesday” che con “We have grown”.
Inizialmente abbiamo lavorato soprattutto per perfezionare sound e struttura dei brani, mentre adesso ci stiamo concentrando molto di più sulla dimensione live. Il nostro obiettivo è trasformare i nostri live in un vero e proprio show.
Il vostro primo singolo estratto è stato “Palmyra”, pezzo molto suggestivo che narra la vicenda di Khaled al-Asaad, direttore del museo di Palmira, torturato e ucciso dall’Isis nel 2015. Veicolare alla musica dei messaggi così forti e di riflessione, ritenete che sia più un “dovere sociale” o più un rischio che vi siete sentiti di prendere? Ci sono altri vostri brani che trattano temi così delicati, o degli argomenti che per qualche ragione ritornano nei vostri testi?
La vicenda di Khaled al-Asaad ci ha colpito perché sacrificare la propria vita per l’arte e la storia è un atto di amore non solo per il prossimo ma anche per l’umanità intera. Nei nostri pezzi non ci sono mai intenti pedagogici o messaggi politici. Più che altro cerchiamo di trovare spunti originali per riflettere o scherzare su certi argomenti e personaggi del nostro mondo.
Come lingua per le vostre canzoni avete scelto l’inglese. È una scelta che deriva semplicemente dai vostri ascolti abituali, o è mirata al desiderio di rivolgersi al mercato estero? Cosa ne pensate delle attuali realtà che offre la scena musicale italiana?
La scelta dell’inglese deriva dai nostri ascolti e dal tipo di musica che noi facciamo. Ci dispiace che gli artisti che hanno base in Italia e cantano in inglese non riescano quasi mai a oltrepassare i confini nazionali. Ultimamente il gap tra il sound inglese e quello italiano si è notevolmente assottigliato. Tuttavia la discografia italiana, benché sia capace di realizzare un prodotto “internazionale”, non sembrerebbe strutturalmente capace di esportarlo.
I vostri brani hanno la peculiarità di poter vantare al contempo immediatezza di melodie, e ricchezza di suoni ricercati e accattivanti. Come si svolge il processo creativo? Quale parte della canzone viene sviluppata per prima, il songwriting o la ricerca di sonorità e atmosfere?
Troviamo che generalmente sia meno interessante privilegiare l’aspetto del songwriting rispetto alla ricerca del sound o viceversa, infatti nei nostri pezzi cerchiamo di coniugare entrambe le cose. La maggior parte dei pezzi nascono come pezzi acustici voce e chitarra/piano, e vengono poi arrangiati al computer. “We have grown” è invece uno dei pochi pezzi in cui l’arrangiamento ha preceduto la canzone. È stato un esperimento interessante che potremmo riproporre in futuro.
La vostra esperienza con i D-IP è relativamente breve, anche se alcuni di voi hanno già calcato diversi palchi con precedenti progetti. Cosa vi sentireste di dire a chi come voi sta muovendo i primi passi nel mondo della musica indipendente?
Sicuramente noi stessi abbiamo ancora molto da imparare. L’unico consiglio che mi sentirei di dare è di non trascurare nessun aspetto del proprio progetto musicale: curare la composizione, l’arrangiamento, i testi, il live, la strumentazione.
Questo venerdì 9 giugno avete un live a Le Mura, club ormai di culto nell’ambiente musicale romano. Quali sono gli altri imminenti impegni futuri, e per quando sono previste delle nuove pubblicazioni?
Dopo l’EP “Deadline-Induced Panic”, il video di “Palmyra” e i due video della live-session al Boiler non abbiamo nuove pubblicazioni in programma. Siamo invece concentrati sull’attività live che subito dopo il concerto del 9 a Le Mura ci porterà il 10 giugno a Latina al Sottoscala9 per un’apertura a Giorgio Canali. Il 23 torneremo invece a Roma al Traffic mentre il 16 luglio ci esibiremo ad Ariccia all’interno della manifestazione In The Grove 2017 organizzata da Radio Libera Tutti.
Matteo Rotondi