Si intitola “Ali” il nuovo disco di Monica Shannon che dalle impressioni provenienti dalla copertina e dal titolo direi che potremmo parlare di un bel disco pop italiano con qualche ispirata melodia irlandese. E invece di irlandese c’è solo la sfacciataggine melodica di “Light” e qualche orchestrazione che strizza l’occhio da quella parti. In questo disco la Shannon ci ha riversato dentro davvero di tutto ragazzi, c’è l’America, l’Inghilterra, il Giappone…ovviamente l’Italia con la cover “L’Isola Delle Fate” di Stefano Pulga che ritroviamo anche nei crediti di produzione. E poi la cover di Sakamoto con “Forbidden Colours” e la sua risposta inedita in stile dal titolo “Boundless Space”. Cos’altro? Beh scopritelo da voi in queste 9 tracce decidente mutevoli.
Insomma vi presentiamo un lavoro davvero di spessore che forse pecca in fascino melodico o in quel suono che avrebbe dovuto essere davvero gigante come nelle grandi produzioni internazionali. Alla fine siamo sempre nella scena indie italiana e per qualche ragione le due cose, ahimè, sembra collegate per sempre. Sembrano…poi ogni tanto escono fuori dei dischi che stupiscono anche sotto quel punto di vista. Per ora la Shannon fa quello che può…e non lo fa per niente male.
Ho l’impressione che questo “Ali” sia più internazionale rispetto al tuo esordio “Beyond 9”…e probabilmente è proprio l’omaggio a Stefano Pulga con un suo brano in italiano che da al disco un più ampio respiro. Come la vedi?
Con “Ali” ho avuto modo di esplorare i mondi sonori che più mi rappresentano. Concludere poi con il bellissimo brano di Stefano Pulga, completa sicuramente il progetto secondo il mio intento. Non dimenticare le origini ma fonderle insieme alle melodie e sonorità che da sempre sono parte di me.
E parlando di numerologia, prendendo spunto dalle note di stampa…cosa significa per te il numero 9?
Ho scoperto di essere un 9 proprio quando stavo componendo il mio primo album “Beyond 9”. Leggendo alcune note di numerologia mi sono incuriosita perché in questo numero ho trovato tante caratteristiche che mi appartengono. E così, lo considero da allora una sorta di portafortuna.
Mi incuriosisce anche il titolo di questo disco: perché “Ali”?
I brani che ho scelto per questo album raccontano l’amore con sfumature sottili, esperienze di vita quotidiana che possono riguardare ognuno di noi. Ma alla fine di ogni brano c’è un’apertura, un volo liberatorio verso il sereno, i colori, l’amore stesso. Si abbandona l’inerzia per intraprendere un percorso nuovo e tornare a vivere. Da qui “Ali”.
Da più parti sottolineano come questo sia un lavoro davvero poliedrico, nei suoni come nel mood. Tu cosa rispondi?
Il mio intento era di raccogliere storie, sentimenti ed emozioni nelle forme più intense e variopinte e trasformarle in musica. Trattandosi di momenti musicali diversi fra loro, posso immaginare che il lavoro abbia un aspetto poliedrico.
E come ho iniziato così chiudo. Perché Sakamoto? Anche questo mi incuriosisce moltissimo.
Un giorno mi è capitato di riascoltare questo brano meraviglioso e così ho pensato che sarebbe stato magnifico poterlo interpretare. Quando abbiamo provato ad eseguirlo piano e voce, è stato come volare su quelle note così magiche, che evocano mondi ed epoche lontane. Un volo che mi ha subito fatto pensare ad “Ali”..e così ho deciso di inserirlo nell’album. Colgo l’occasione per ringraziare il pianista Fabio Zacco per il suo contributo in questo brano.