Vi parliamo del nuovo disco dei Pupi di Surfaro, uscito da diverse settimane ma ancora fresco di critica e di applausi. Si intitola “Nemo Profeta” un lavoro di 8 inediti e una cover che, per l’occasione è “Ruzaju” di Andrea Parodi. Per il resto, gli inediti che ci propongo confezionano un disco di rivalsa e di rivoluzione, parole spesso associate alla scrittura dei Pupi. Ebbene dal titolo si marchia a fuoco un noto adagio che in fin dei conti – anche se con molta filosofia e spirito di adattamento – sembra voler essere il leitmotiv di tutto il disco. E di base è una sacrosanta verità che in casa propria raramente si viene accolti come sacerdoti e come riferimenti – in questo caso più che mai – culturali. Partiamo proprio dalla Sicilia dei Pupi…la loro terra…la loro patria…che troppo sfacciatamente ritroviamo in quasi tutti i brani di questo disco con un dialetto a volte troppo marcato per l’intelligibilità dei forestieri, e con riferimenti strumentali – fosse solo per la splendida “Li me Paroli” che tra l’altro ha un video di lancio davvero incisivo e ricco di significati:
“La Sicilia è la nostra casa. E a casa nostra si sta bene. La nostra gente ci ha sempre sostenuto, sin dal principio. Noi non vogliamo fare fortuna in Sicilia. La nostra è una terra difficile. Il nostro progetto è proiettato fuori dai nostri confini regionali, ma anche nazionali. I Siciliani sono fieri di quello che abbiamo fatto negli ultimi anni. A noi interessa soltanto che la Sicilia ci voglia bene. È come la mamma, ci ha dato la vita, ci ha cresciuti, per noi rimane un punto di riferimento importante, un caposaldo. Ma adesso andiamo avanti coi nostri piedi.”
E appunto riconosco il marranzano tra gli strumenti della cultura siciliana. Riconosco alcune strutture che rimandano inevitabilmente a quel folk di stampo classico, da cui tutti hanno attinto, dai Modena City Ramblers alla Bandabardò. E poi non solo un cantare in dialetto come dicevo, ma anche tantissime connotazioni italiane e internazionali, come la feturing di Jali Diabate (del Senegal), come forme canzoni decisamente cantautorali secondo la tradizione leggera italiana…insomma c’è da chiedersi se anche nel resto d’Italia si è un Nemo Profeta…
Da qualche anno andiamo in giro per lo stivale a far ascoltare il nostro progetto. La gente ci accoglie sempre con grande entusiasmo. Gli artisti siciliani sono sempre molto apprezzati al nord Italia. Crediamo che i siciliani hanno molto da raccontare e crediamo che dalla nostra terra negli ultimi anni siano venute fuori proposte molto interessanti. La nostra è da sempre una terra di conquista. La contaminazione in Sicilia è sempre stata la risorsa principale, di necessità virtù. Questo è davvero molto apprezzato nel resto dello stivale.
E poi c’è l’elettronica. Se brani come “Soffio dell’Anima” sembrano cantici popolari di contadini e pastori rifatti oggi da un Capossela in formato indie, allora brani come “L’Arca di Mosè” sembrano visioni psichedeliche di una voce concitata su basi che si fomentano di elettronica e distorsioni quasi rock. Non mancano in tutto l’ascolto momenti che oserei definire “dub”…insomma un respiro non solo siciliano, non solo italiano…ma anche internazionale…
Ascoltiamo musica a trecentosessanta gradi. Non abbiamo limiti, geografici, ideologici o culturali. Con estremo orgoglio ci pregiamo di rappresentare la cultura dei nostri padri e di portare alto il nome di grandi poeti ed interpreti della nostra tradizione, come Rosa Balistreri, Bernardino Giuliana e Ignazio Buttitta. Negli ultimi anni, il nostro progetto si è arricchito di nuove sonorità, alla ricerca di un suono moderno. L’uso ponderato dell’elettronica è stata una scommessa molto interessante. Il piglio rock ci ha aperto nuove strade. La proiezione è decisamente fuori dai confini nazionali. Recentemente abbiamo vinto il Premio Andrea Parodi, che un concorso di world music ed il Tour Music Fest che ha una dimensione molto europea. Siamo stati paragonati Prodigy o ai Chemical Brothers, ci hanno definiti i Rage Against the Machine siciliani. Siamo pronti a conquistare il mondo. (Sono stato troppo poco modesto? Ogni tanto…)
Angelo Rattenni