Ho scelto un titolo assai forte e decisivo ma in qualche modo foriero di un significato che mi premeva veicolare: spesso associamo all’indie italiano, e soprattutto ai nuovi cantautori, un suono che dalla new wave al grunge passa per la dogana del digitale, cerca di fare della “rivoluzione” sociale e stilistica, cantando di società e deperimento, di passioni sempre più omologate, con voci spesso stonate e un suono che danza su un paio di accordi e poco altro. Ovviamente ho un po’ forzato i toni che mai possono fare di tutt’erba un fascio…anche perché poi ti capita di ascoltare “ZANIN”, l’esordio di Margherita Zanin, e ti viene solo da levare il cappello e dire: ah ecco, mi sa che devo ricredermi su tutto. Un disco davvero prezioso, da avere sui propri scaffali, specialmente se vi fosse in vinile. La “Baustelliana” cadenza del singolo “Piove” e il soul americano che dalla spiritualità on the road fino a quei momenti di rum e sigari dalla downtown, insomma cerco sempre di forzare i toni ovviamente. Spero solo vi arrivi forte la passione e la bellezza che c’è dietro l’ascolto di queste 8 tracce e dentro ci trovo anche un omaggio a De Gregori. Niente di antico ragazzi, niente di nostalgico e niente suoni presi da prima della guerra. Ci troviamo ben piantati nel presente, con freschezza e maturità, l’elettronica ha il suo peso e il mestiere di chi fa musica per davvero segna il passo e le regole del gioco. Ecco come dovrebbero andare le cose. No così per dire, per rispondere a chi dice che stonare è stato importante per conservare l’espressività del momento…
Bellissima la cover di De Gregori…eppure lo sai che mi avrebbe stupito di meno se avessi trovato un pezzo dei Van Halen?
Grandissimi ed immortali Van Halen; Balance, uno dei miei album preferiti di sempre! Inizio questa intervista con il sorriso.
Ritornando alla scelta di Generale, ho sempre amato ascoltare tutta la musica e così ogni grande autore abbia reso omaggio al mondo. Così, i grandi autori italiani, a volte molto snobbati dai giovani della mia età, hanno raccontato è messo in poesia la storia.
Non potevo non fare un omaggio al nostro paese con un classico così pieno di significato anche se è sempre un po’ rischioso perché si parla di grandi della musica.
A te che canti per gran parte in inglese e che hai fortissime radici Americane: ma quella di sembrare chi non siamo è un’esigenza, una delle tantissime espressioni possibili oppure una delle innumerevoli stupidaggini mentali (per non dirne un’altra) che la critica deve farsi per “giudicare” un disco?
Io penso che la musica sia un potente mezzo di comunicazione e credo sia importante cercare sempre di rispettare le proprie radici d’ascolto. Sicuramente è sempre difficile giudicarsi e essere giudicati perché la musica è libertà d’espressione; o meglio, così dovrebbe essere. Oggi è più difficile essere credibili davanti al nuovo mercato ma io punto sempre a vivere tutto con trasparenza e sincerità. Ogni canzone di questo progetto racconta una parte di me, senza alcun tipo di filtro se non parlando di suono.
Oggi Il suono tende sempre ad essere più pop ma non mi spaventa.
Cerco sempre di essere al passo con il mio tempo e cerco sempre di raccontarmi senza troppi fronzoli. Magari posso sembrare molto minimale ma sono innamorata della musica e penso che questo basti per credere nei propri sogni senza necessariamente fingere di essere altro per piacere a tutti. Discorso pericoloso ma un musicista non deve mai limitarsi al genere.
Sono sicuramente pro – sperimentazione e ho tanta voglia di mettermi in gioco.
Con te non possiamo illuminare anche la parte dei talent show. Ci sei stata e hai rischiato di restarci. Rifaresti quel percorso? Cosa ti ha lasciato?
Bella domanda. Il Talent Show è sicuramente una grande vetrina per chi non ha grandi mezzi di comunicazione apparte quelli creativi che vorrei bastassero, molte volte.
La mia esperienza ad Amici è stata indispensabile perché mi ha permesso, nel tempo, di fare esperienza live, sui palchi.
Dopo qualche anno posso ritenermi umilmente pronta psicologicamente ad affrontare un reality ma non rinuncerei mai al vero lavoro del musicante. Stare a contatto con le persone è un viaggio comunicativo e spirituale che ti lascia sempre esperienze positive e che ti permette di avere una marcia in più.
Avere la possibilità di suonare sui palchi, grandi o piccoli che siano, è vivere davvero la musica nel mood più giusto.
Non ti nascondo che amo andare a vedere qualsiasi tipo di concerto, dal metal al blues, dal jazz al mondo della musica d’autore.
E questo disco è anche figlio di quel percorso oppure sarebbe nato comunque?
Tutto è collegato, tutto fa parte del percorso del singolo.
Sicuramente fare un disco è un privilegio ed io sono orgogliosa di aver avuto questa opportunità.
Torniamo sul singolo “Piove” perché è molto caratteristico il video che avete realizzato: dov’è stato girato? E cos’è quella costruzione al centro?
Il video è stato girato a Milano in una centrale idroelettrica dismessa. Stiamo parlando di una fabbrica dell’Ottocento che richiama un po’ delle atmosfere british alla Tim Burton. L’allestimento al suo interno è di un bravissimo designer italiano come Alessandro Guerriero che racconta di questa astronave futuristica arredata con oggetti di uso comune. Uno spazio nello spazio. Un tempo che contrasta il tempo.
E se è vero che il cuore e la mente è sempre in continuo movimento: a cosa sta pensando ora? Nuovo disco, nuovo video, nuove contaminazioni?
Penso a tante cose; idee nuove, collaborazioni, influenze. Mi piace molto la musica sperimentale, ogni tanto creo musica elettronica e faccio parte di un collettivo che si chiama Musica Molesta dove la musica porta dei messaggi ed è a flusso libero. Spero di poter uscire con un nuovo singolo e mi piacerebbe collaborare con qualche amico autore. Speriamo ancora di poter fare tante cose belle e nel frattempo, ciao e grazie!