– di Lucia Tamburello –
Il 21 marzo, poche ore prima della pubblicazione dell’uscita dell’album 8106 (Bronson Recordings/Universal Music Italia), Sleap-e ha presentato i suoi pezzi al Locomotiv Club di Bologna, immersa in una situazione intima e in grado di riassumere la sua immagine artistica.
Più o meno in maniera involontaria, il release party del secondo disco di Asia Martina Morabito è stato avvolto da un’atmosfera che si ricollega ad un’idea di scena musicale compatta. Il capoluogo emiliano-romagnolo concede spesso dei piccoli sipari che fanno presupporre la presenza di gruppi di giovani uniti dalle stesse influenze musicali, ma la scorsa settimana, un insieme di elementi ha concretizzato quella parvenza di coerenza sonora e attitudinale. Tra i banchetti di autoproduzione e artisti affini in apertura, Sleap-e è riuscita a creare l’ambiente ideale per un lavoro che affonda, senza ombra di dubbio, le proprie radici oltreoceano, ma che si adatta egregiamente al contesto italiano arricchendolo con un progetto innovativo e insolito.
Anti-folk, lo-fi, “bossa punk”, egg punk: l’elenco di generi per tentare il suo sound è infinito. Bastano pochi strumenti, spesso suonati in modo grezzo, per dare libero sfogo alla sua creatività. Nelle undici tracce che compongono il nuovo disco, si discosta dal “barocco” e dal dominio dei synth contemporaneo portando una particolare freschezza nel panorama discografico nazionale.
L’atteggiamento polemico e ribelle, quasi adolescenziale, sia melodico che tematico, che attraversa il suo ultimo lavoro, è calibrato in modo da non cadere mai nel patetico. La spontaneità che l’accompagna sul palco si riflette nell’immagine di una cantautrice carismatica, da apprezzare al di là del proprio gusto personale. I suoi pezzi rivelano un background forte e ampio, ma desacralizzato. Dietro un’apparente rozzezza anni Settanta, si cela un’eleganza genuina e naïf, garantita esclusivamente da uno stile identitario, non ricercato o scimmiottato. Accompagnata, con la seconda chitarra, da Francesco Tramuto e dalla batteria di Carlo Cornacchia, Sleap-e si è rivelata in grado di trasportare il pubblico nella stanza d’albergo 8106 e nel suo mondo fatto di ironia e crudo realismo.