Un duo romano che nasce proprio in questo tempo che di futuro sembriamo essere assuefatti. Da un numero sempre crescente di nuove voci si torna ad assaggiare quel suono che arriva da qualche generazione fa. Che sia un ritorno alle origini? Di certo è questo il sentore che arriva tra le righe dell’esordio firmato dal progetto 404: si intitola “Black glass of gin” il primo disco che fa capo a Giuseppe Buongiorno. Un brit pop, molto rock, molto urbano e di periferia… il tempo inglese di quando anche in Italia si muoveva tutto partendo dal centro delle periferie.
Tanto per cominciare perché questo nome? Nell’era di Internet direi che la prima cosa che viene in mente è un errore nel caricamento…
Il nome 404 è venuto fuori per caso, nel senso che non riuscivamo a trovare un nome che ci piacesse e allora ci venne in mente questo numero che nel gergo di internet significa appunto “not found”. Ci piaceva il numero, ci piaceva il fatto che potesse essere traducibile in qualsiasi lingua e per questo decidemmo di chiamarci 404.
E parlando di suono, visto che siamo abituati al digitale anche tra i cantautori, questo brut-pop “antico”, che tipo di “anomalia” è nel sistema delle cose moderne? Domanda ovviamente allegorica…
Alla fine un po’ in tutti i campi c’è ciclicamente sempre un ritorno alle decade passate, avviene nella musica, nel cinema, nella moda… chissà magari saremo i precursori di un imminente ritorno musicale dei ’90s (battuta scherzosa ovviamente). Scherzi a parte il nostro vero obiettivo è quello di riportare in auge non solo quelle sonorità, ma anche se non soprattutto di ricreare quel modo di fare musica, quell’essere leggeri e scanzonati, di divertire e divertirci. Non sempre nel “sistema delle cose moderne” ciò avviene.
Torniamo sul suono… ovvi i rimandi ad un’epoca che ha segnato tantissime cose di quel tempo. Per cosa significa e cos’ha significato?
Siamo figli della prima metà degli anni ’90, quindi siamo nati e cresciuti nell’epoca in cui il britpop era il sound dominante nelle radio. Rappresenta la nostra infanzia, il nostro approcciarsi alla musica e l’esserne diventati degli appassionati. Personalmente sono cresciuto a pane e Oasis ed è stato di conseguenza abbastanza naturale nel momento in cui mi sono messo a scrivere i brani, che questi siano venuti fuori con un sound tipicamente britpop.
L’elettronica poi? Quanto ha contaminato di futuro il vostro disco?
In effetti ne abbiamo utilizzata abbastanza, anche più di quanto possa sembrare ad un primo ascolto. In Mad Man, Absent e Black Glass of Gin lo abbiamo fatto in maniera importante, ma anche negli altri brani abbiamo quasi sempre utilizzato il synth. Per certi versi l’utilizzo dell’elettronica ci ha permesso di realizzare il nostro fine, ovvero prendere massicciamente spunto dal britpop cercando però di modernizzarlo e renderlo più un “britpop ‘20”. Con questa domanda hai infatti esattamente colto il punto, l’utilizzo dell’elettronica ci ha permesso di aggiungere un tocco di “futuro” al nostro sound.
Aspettiamo un video ufficiale?
In realtà lo dobbiamo ancora girare, e vogliamo sia qualcosa di speciale e unico, ma prima o poi arriverà.