Balcony Tv, format musicale attivo in moltissimi paesi di tutto il mondo, è ormai una realtà in continua evoluzione anche a Roma, da tre anni. Abbiamo avuto la possibilità di farcelo raccontare da Fabio Gandolfi, director e producer di Balcony Tv Roma.
Balcony TV Roma festeggia i suoi primi 3 anni di attività. Qual è, se è possibile farne uno, il bilancio dell’esperienza fin qui?
Balcony TV, come format internazionale, nel 2016 ha compiuto 10 anni e noi, come parte di questa grande famiglia, siamo molto contenti dei traguardi che in generale si sono ottenuti, da varie collaborazioni con festival importanti a livello mondiale come il SXSW che si svolge ogni primavera ad Austin, o sponsorship importanti come quella con Rode Microphones.
Balcony TV Roma spegnerà invece tre candeline il prossimo gennaio 2017. Cerchiamo per quanto possibile di dare il massimo e riuscire ad avere online una puntata a settimana. Mi piace definire quello che facciamo con Balcony TV un hobby impegnativo anche se poi, spesso, diventa un vero e proprio lavoro poiché sono sempre più le band e gli artisti che ci chiedono di partecipare al nostro format e, per fortuna, la selezione diventa spesso molto faticosa, ma in qualche modo mi fa ampliare la conoscenza del panorama nazionale tra le band che ancora non si conoscono. Io e Mica (Rachel Pellarini), che è la nostra presentatrice, ci teniamo molto a usare la piattaforma di Balcony TV per dare spazio a band davvero indipendenti ed emergenti, e vedere crescere artisti, non solo a livello di notorietà, ma anche a livello qualitativo del progetto musicale stesso, diventa spesso una grande soddisfazione.
Cerchiamo tutti, per quanto possibile, di incastrare e mischiare il nostro impegno con Balcony TV con i nostri rispettivi lavori, non è sempre facile, ma a volte ci si aprono nuove opportunità e tipologie di collaborazioni, che giovano non solo a noi del team, ma anche ad alcuni artisti che hanno partecipato al nostro format.
Nel tempo siamo diventati media partner di altre realtà come Spaghetti Unplugged, o di piccoli eventi legati al sociale di cui ero organizzatore attraverso alcune associazioni romane di cui faccio parte. Nell’ultimo anno anche Radio Kaos Italy è diventata nostra media partner e, dove possibile, cerchiamo di supportarci a vicenda.
Col tempo ci piacerebbe diventare media partner di alcuni dei festival estivi nazionali che seguiamo maggiormente, comer Siren Fest, MiAmi, Roma Brucia, I-Days, e avere un nostro piccolo palco con i nostri artisti. Anche su questo ci stiamo lavorando e farci conoscere maggiormente a livello nazionale servirà anche per proporci come un piccolo spicchio all’interno di questi grandi contesti musicali del nostro Paese.
17 luglio 2016, giardino del Monk club di Roma, ore 18:00. Come si festeggerà questo anniversario?
Festeggeremo questo secondo anno chiamando un po’ degli artisti che abbiamo seguito dall’inizio di Balcony TV Roma. Nel corso del tempo abbiamo sempre cercato di supportare quegli artisti che ritenevamo molto validi ma che non stavano ottenendo la loro giusta visibilità, organizzando qualche data sporadica sia in Italia che all’estero, proponendo i loro brani nelle radio, ecc.
Facendo una valutazione tra dischi appena usciti, festival estivi nella capitale, abbiamo creato una line up molto interessante, cercando di variare tra i generi e mantenendo in qualche modo il format di Balcony TV, almeno per come lo concepiamo noi, di set acustico. Otto saranno le band che si alterneranno sul palco del giardino del Monk: Veeblefetzer, DAP (finalmente con la band al completo), Viva Lion, Mary in June, Emilio Stella, La Scala Shepard, Camin+Dodicianni e Moon I Mean. I ragazzi del Monk sono fantastici e sempre disponibili, ed è uno dei motivi per cui ci troviamo bene a collaborare con loro. Il primo set inizierà alle 18.00 (non romane! ehehe) per cui mi raccomando: puntuali!
Balcony TV è una realtà esistente in tutto il mondo. Come vi interfacciate tra di voi nelle varie redazioni del globo?
Non è semplice. C’è una base generale a New York dove Stephen, fondatore di Balcony TV, ha il suo quartier generale. Da lì, un po’ come una grande mamma, ci controlla, ci coccola, ci suggerisce come migliorare il format. Una vera e propria interazione tra le varie redazioni non c’è, sarebbe forse più bello, ma meno sostenibile e probabilmente non avrebbe senso.
Ogni tanto si creano degli scambi culturali sfruttando eventuali date di artisti in altri Paesi: ad esempio l’anno scorso riuscimmo a mandare The Shalalas, che furono ospiti nella nostra primissima puntata, a fare una puntata a BTV Barcellona. Ma gli esempi clamorosi sono tantissimi
Sarebbe interessante riuscire a creare un festival itinerante internazionale, ma ognuno ha i suoi impegni lavorativi al di fuori di Balcony TV, che è per tutti un hobby preso davvero sul serio.
Per il resto le varie redazioni sono composte in maniera eterogenea e col tempo ho imparato a capire che ognuno lavora in maniera diversa sulla ricerca di location, sulla selezione delle band, sulla richiesta di eventuali sponsor. Ma il mondo è bello perché vario, no?!
Un ultimo tuo pensiero sulla situazione della musica indipendente in Italia e sul suo stato di salute.
Questa è una domanda trabocchetto, a cui ti avrebbe risposto in maniera puntuale ma enigmatica il buon Umberto Eco.
La musica indipendente nel corso degli ultimi 15 anni è diventata sempre meno indipendente nel senso proprio del termine. Per cui a un certo punto la musica indipendente è stata in qualche modo categorizzata come un genere.
Forse chi fa musica in maniera davvero indipendente in pochi casi riesce a vivere completamente della propria arte. Spesso per fare quello step in più si accettano compromessi (partecipare al reality di turno, firmare con l’agenzia di booking un po’ più famosa, fare la marchetta al festival di Vattelappesca, ecc.) e questo è già un sintomo di perdere la propria indipendenza. Rispetto a questo, l’idea che mi sono fatto nel corso degli ultimi 20 anni, da quando ho iniziato a bazzicare, con i primi concerti, nel mondo della musica viva, è che, per mantenere una propria integrità, anche morale, l’importante è non perdere la propria identità, migliorando, crescendo e accettando critiche e applausi, ma restare sempre se stessi. Accettando i giusti compromessi magari si riesce a vivere della propria arte, ma svendere e svalutare la propria arte in nome del denaro diventa un rischio che ti fa perdere la bussola e il gusto di fare musica per fare musica.
Fondamentalmente la musica, come il teatro e il cinema (diciamo l’arte in generale), a prescindere dai generi, crea una specie di catarsi per lo spettatore e, a seconda dei gusti musicali, del contesto in cui viviamo, questa catarsi la troviamo, ciascuno di noi in maniera differente. Nel corso del tempo che passa, i generi (musicali) sono cambiati, si sono mescolati e influenzati tra loro, collegandosi a determinati gruppi sociali e al periodo storico in cui i vari relativi generi si sono sviluppati e hanno magari avuto il loro apice.
Credo che come tutte le fasi di una società, la musica, così come tutti i fenomeni culturali, cerchi oggi di rispondere a delle esigenze che, almeno per quel che riguarda il nostro Paese, sono quelli di una generazione, quella dei nuovi trentenni, di cui mi sento, a livello anagrafico, di far parte. Oggi magari è (di nuovo) il genere cantautoriale a essere il portabandiera dell’attuale disagio giovanile, magari una volta era il punk, poi l’elettronica, e quando i miei genitori avevano la mia età, i loro coetanei magari impazzivano per Baglioni, Morandi e Battisti.
Questo il mio punto di vista, mi ci arrovello spesso sulla questione, ma non penso di avere completamente ragione, perché il dibattito è in costante mutazione e sempre aperto, e riguarda non solo la musica, ma anche il cinema, la serialità, i libri, i format televisivi, e tanto altro (e se vuoi anche il cibo): insomma tutti quei fenomeni in cui cultura, società e arte si incontrano.
Il format di Balcony TV è una piattaforma attraverso la quale scoprire band di tutti i generi, provenienti da tutto il Mondo, più o meno valide e più o meno note, ed è sicuramente un modo stimolante per conoscere nuova musica, nonché un buon esercizio rispetto a lasciarsi trascinare dai gusti di tendenza, anche all’interno di quella musica indi(e)pendente, di cui sopra, e “omologarsi”. Il nostro team è piuttosto eterogeneo, abbiamo gusti musicali diversi e col tempo, sono cambiate anche le persone che vi hanno collaborato, e questo in qualche modo ci ha aiutato a conoscere nuovi artisti che magari avremmo lasciato in disparte.
Con l’occasione vorrei ringraziare, oltre a Rachel, anche il resto dei ragazzi che ci aiutano e ci hanno aiutato in questi due lunghi anni: Valerio, Massimiliano, Emanuele, Paolo, Serena, Umberto, Amparo. Ringrazio infine Stephen O’ Regan per l’opportunità che ci ha dato di portare questo bel format anche nella nostra città.
Speriamo con il tempo di ingrandirci e di dare possibilità a chi ce l’ha chiesto, di poter fare tirocini universitari collaborando con noi, così come molti ragazzi che hanno parlato del nostro format nelle loro tesi di laurea, cosa che ci ha riempito di orgoglio.
Francesco Pepe