Si intitola “Solaris” il nuovo bellissimo esperimento digitale dei Caron Dimonio. Il duo bolognese torna con un lavoro che di base ha la Terra come punto d’appoggio e per astrazione fisica, sonora e extraterrena ha un pianeta che di noma fa Solaris. Sono 13 trasgressioni visionarie che mescolano il mondo digitale delle nuove frontiere al punk rock degli anni andati. Loro lo chiamano incidente ma noi oseremmo dire scontro incontro. Contaminazione di ascolti ma soprattutto psichedelia da acidi forti. La musica dei Caron Dimonio è una seduttrice narcotizzante, da consumare lontano dalla portata dei bambini.
Un lenzuolo fluttuante a coprire tutto ciò che conosciamo. Resta da vedere solo con la sensazione che si percepisce dal reale. Questa è la mia chiave di lettura di “Solaris”. Che ne dite?
Direi che ci sei. Il reale è quello che noi crediamo di percepire. L’oggettivo in senso assoluto non esiste. Tutto è in qualche modo filtrato dal nostro modo di sentire.
La forma canzone è stravolta da ciò che risulta normale e conosciuto. Come nasce una composizione dei Caron Dimonio? Puro istinto che scrive?
Si, puro istinto. Parto da un’idea iniziale, che in genere arriva da sola, a seconda dei casi si parte dal testo o dalla musica: un riff di chitarra, un particolare suono o una sequenza di suoni di synth e batteria. Questa idea poi viene portata in sala e con Filippo si lavora sulla stesura del brano, ma sempre in modo molto istintivo. Rispettiamo sempre l’idea originaria, Imago mortis per esempio è un brano che dura più di 7 minuti, ci avevano consigliato una radio edit “tagliata”, ma abbiamo accantonato l’idea, preferiamo dare un’idea il più fedele possibile al nostro modo di sentire la musica.
Esistenzialismo, ma anche morte, tonalità scure e mood ermetici. Cosa rispecchia del vostro io quotidiano tutto questo?
Tutti o quasi abbiamo dovuto fare i conti con una o più esperienze drammatiche nella vita. Non mi piace vendere tragedie, o entrare in particolari della mia vita personale, anche perchè andrei anche in un certo senso a “inquinare” quella che può essere la libera interpretazione dell’ascoltatore. Come disse qualcuno, la poesia dovrebbe suggerirti delle strade, sta poi a te seguire quella che preferisci. Questo è quello che cerco di ottenere. La musica è per noi una terapia, nasce da una necessità, di conseguenza a venir fuori è questo mondo crepuscolare.
Ma secondo voi un giorno vivremo tutti su un altro pianeta?
Probabilmente ci siamo già! Scherzi a parte non possiamo saperlo, la tecnologia fa passi da gigante, forse un giorno chissà, di sicuro quando ci riusciremo noi non ci saremo più. Di sicuro il pianeta viene molto sfruttato, ed è destinato comunque a scomparire.
Come si scelgono i suoni e le immagini per un brano dei Caron Dimonio?
Come già detto, avviene tutto in modo molto istintivo. Riguardo ai testi attingo le immagini dall’inconscio. L’ inconscio è strutturato come un linguaggio, è come una rete che funziona secondo una sua logica. I suoni possono venir fuori non solo in sala prove ma in un qualsiasi momento. Ad ispirarti può essere qualsiasi cosa.
Stacchiamo la presa. Restando privi di corrente elettrica, i Caron Dimonio che fanno? Come suonano? Come scrivono?
A quel punto andremmo alla ricerca in natura di materiali da percuotere e su cui recitare le nostre macabre filastrocche.
Angelo Rattenni