Ovunque si parla di Melody come figlia d’arte, di come questo disco raccolga le scritture degli anni produttivi con il padre, Corrado Castellari, dei celebri brani che lei stessa in questo lavoro ha voluto reinterpretare e quelli nuovi di zecca a cui ha dato la sua personalissima voce. Andiamo oltre perché il nuovo disco di Melody, “Ci sarà da correre”, è un chiaro schierarsi a favore di argomenti sociali: il correre quotidiano, contro una crisi ma anche contro se stessi, per il proprio divenire e un futuro che sia unico come merita ognuno di noi. Ma il disco è anche molto altro e non solo un monologo contro i giorni nostri e i suoi personaggi. Piuttosto è una bellissima prova d’autore, una gustosissima produzione pop italiana dai suoni reali che niente (o pochissimo) ha di digitale o di architettato a tavolino dai computer ultimo modello. Voce sicura, matura. Voce interessante. Voce di donna che al mestiere unisce spiritualità. Per il resto ogni protagonista sonoro sta al suo posto e sa fare bene il mestiere che gli è stato richiesto. Insomma: la grande maturità ereditata da un padre che ha segnato belle pagine della musica leggera italiana.
Un nuovo disco. Nei panni di autrice e di co-autrice. Oltre che cantante. Insomma una figura poliedrica considerando che sei anche discografica. Tirando le somme: Melody chi è prima di tutto?
Prima di tutto sono una cantante, un’interprete, nasce tutto da questa prima passione. Poi grazie all’esempio di mio padre ho iniziato anche a scrivere e oggi, vista la lunga esperienza e la passione per gli artisti “incompresi”, di cui faccio parte (te lo dico ridendo ovviamente), la discografica.
E prima di parlare del disco: da addetta ai lavori, che mestiere è oggi quello di una Label Indipendente come la Taitù Music?
Il lavoro di una Label indipendente è prima di tutto un lavoro di passione. Visto che fondi e possibilità sono limitate ci si concentra su pochi artisti alla volta e ci si dedica a fondo, dalla produzione alla promozione, scegliendo solo quegli artisti di cui ci si innamora, senza seguire troppo le logiche commerciali; intanto per la consapevolezza di non poter competere con le Major e poi perché il sistema discografico tende sempre più a “ghettizzare” artisti e label indipendenti. Insomma si lavora molto, diciamo, per la gloria, ma soprattutto per raggiungere quelle nicchie di pubblico ancora attento alla musica sommersa.
E quindi, venendo dalla domanda precedente e legandoci con stile al tuo disco, “Ci sarà da correre”?
Il mio è un disco dal sapore antico, più di musica leggera italiana che moderno pop, dove le canzoni sono scritte con una grande cura per le melodie e per i testi, dove si persegue la semplicità, o meglio, l’onestà. Tutte le canzoni dell’album nascono con una chitarra e una voce e da qui la scelta naturale di avere una band tradizionale alle spalle: basso batteria, chitarra e piano/tastiera. Ci ho messo tutta la cura che potevo nel realizzarlo.
Oggi i cantautori tornano sempre più a fare canzoni sociali. E in questo disco la componente sociale è molto presente. Un caso o un leitmotiv scelto e inseguito negli anni di scrittura?
Ad essere sincera “Ci Sarà da Correre” è un disco “casualmente sociale”. Il vero paradosso è che i brani che trattano certi argomenti hanno testi risalenti agli anni ’70, scritti da mio zio Camillo, il fratello di mio padre. Questo fa molto riflettere sullo stato attuale delle cose, insomma niente di nuovo in fondo.
L’essenza di questo lavoro sta nel voler prima di tutto rendere onore alla memoria di mio padre come musicista e come uomo, tenendo conto di tutto quello che mi ha insegnato e trasmesso, a cominciare dal gusto per certa musica, fatta in un certo modo.
Delle scritture fatte con tuo padre qual è quella a cui sei più legata? Perché, se non è troppo personale ovviamente?
Sono due le canzoni in questo album: “Ci Sarà da Correre” l’ultima scritta insieme e “Sacco a Pelo”.
Succedeva che io mi portavo a casa il provino e ci lavoravo ancora, ricantando, mettendo mano magari su spunti di arrangiamento e aggiungendo i cori. Il provino di “Ci Sarà da Correre” è praticamente identico al master del disco, era molto soddisfatto delle mie parti vocali e io ne ero e ne sono molto orgogliosa. Poi “Sacco a Pelo”: questa non composta a 4 mani, ma inclusa in un suo album dei primi anni ’80. Nella mia versione però la chitarra acustica che suona è la sua, tenuta dal provino fatto insieme e dal vivo io la canto con lui che mi accompagna…
Per chiudere: esiste un brano dei “vostri” o dei suoi (perché questo disco, ricordiamolo, contiene anche brani scritti solo da tuo padre) che hai gelosamente custodito nell’intimità della tua vita e non hai voluto pubblicare?
Tra le tante cose ancora non pubblicate c’è una canzone che si chiama “Ma sono un uomo”, io ho scritto il testo, lui la musica e l’abbiamo cantata insieme. È l’unico duetto che abbiamo mai inciso insieme questo è per me un grande rammarico, avrei voluto fare ancora tante cose con lui. Quando me la sentirò pubblicherò anche questa, ora sinceramente non ce la faccio.
Angelo Rattenni