Composizioni che sfogliano colori africani per colorare il funk e derive apolidi di jazz. Sono gli ERIN Collective… pescando a piene mani dalla loro presentazione, ÈRÍN vuol dire in lingua Yoruba sorriso, risata ed è attraverso questo atteggiamento che si può incontrare l’altro e che si possono sconfiggere paure, confini, differenze culturali, odio e guerre. “Alternative Positive” è un disco denso di messaggi sociali contro ogni forma di discriminazione, di razzismo e di una pace comune. Un ascolto che possiamo fare anche in vinile…
Collettivo… una parola importante. Vi considerate tali?
Assolutamente sì. Il progetto nasce da un’idea di Gionata Lazzari, che ha individuato in ognuno di noi un elemento che in qualche modo aveva quello che serviva per dare corpo alla sua musica, a quella di Valentino Pirino e al suo messaggio e così è stato! Siamo un collettivo di musicisti estremamente eterogeneo, con radici, età, percorsi, esperienze ed influenze differenti, ma accumunati da conoscenze, passioni e valori comuni, sul piano musicale e non solo. Senz’altro uno di questi denominatori comuni è l’Africa, come culla della maggior parte della musica che da sempre ognuno di noi ha studiato e suonato, dall’afrobeat al funky, dal jazz al soul, ma anche come simbolo di problematiche e lotte sociali tutt’ora estremamente attuali. Siamo partiti a costruire da qui, arricchendo così con i contributi dei singoli il suono del collettivo.
Per voi la ricerca del suono dove trova pace? Nell’unicità o nella capacità evocativa?
La ricerca del suono non trova mai pace ed è giusto che sia così! La ricerca individuale è in continuo mutamento e così quella del collettivo. Ci abbiamo tenuto a registrare in presa diretta per suonare insieme e così abbiamo lavorato sulla maggior parte del materiale, questo per cercare di ottenere una pasta sonora che restituisse all’ascoltatore l’interazione tra i musicisti, anche a costo di tenerci qualche sbavatura e siamo contenti del risultato. In questo senso, l’unicità e la capacità evocativa vanno a braccetto ed il risultato è un messaggio cantato e suonato in maniera autentica ed irripetibile, legato a quella precisa esecuzione, così come avviene dal vivo del resto.
Tanti richiami classici e non solo all’Africa dell’ultimo brano. Il futuro per voi?
Questo brano nasce come omaggio a Fela Kuti, un nostro riferimento, visto che il nostro stile guarda all’afrobeat degli anni ’70 e ad alcuni suoi artisti come Fela Kuti Ebo Taylor, Tony Allen e ad altre sonorità provenienti in particolare dell’Africa. Fela Chill (Kpata Kpata) è un brano spirituale! Questo testo è uno dei quattro scritti da Devon Miles e ricorda a tutti noi che ce la possiamo fare, perché nella vita capita di cadere giù per poi rialzarsi. È il sorgere del sole che ci porta un giorno nuovo, ci apre occhi e cuore… Ed è lì che dobbiamo andare… Kpata Kpata – È Fatta!
In questo brano c’è anche tanta contaminazione tra la matrice afrobeat del progetto e le influenze dei singoli musicisti del collettivo e in un certo senso il futuro non può che essere questo per noi: una contaminazione che compare anche nella mescolanza dei colori della nostra copertina e nell’assortimento umano della nostra formazione e andremo avanti così, portando avanti il lavoro sul nostro messaggio e sulla nostra sonorità.
L’elettronica in che modo ha contaminato il suono?
L’elettronica ha costituito sia una risorsa che un mezzo per esprimere un senso di appartenenza: le attuali tecniche di registrazione e gli strumenti a cui si ha accesso ora permettono infatti di ottimizzare il lavoro, di sperimentare sonorità nuove filtrando i fiati dal vivo, ma anche di riscoprire suoni storici nella ricerca timbrica su chitarre e tastiere in studio.
Tutto questo in vinile… poteva essere diversamente per caso?
Siamo già online e stamperemo anche su CD, ma al vinile ci teniamo particolarmente: in una quotidianità liquida e frenetica in cui si è persa la proprietà anche dell’ultimo formato digitale, vogliamo produrre un bell’oggetto come risultato del nostro lavoro, un oggetto che rimanga e che dia luogo ad un rito che si sta perdendo e che per noi è prezioso, ovvero quello di posizionare con cura la puntina, sedersi e… Ascoltare.