Quello de La Terza Classe è un viaggio che all’Italia torna. Un nuovo disco dal titolo “US” prima di tutto americano sin dalla sua pubblicazione, poi dal tour con oltre 15 date a spasso per le stelle e le sue strisce. Poi il ritorno in Italia per la Soundinside Records. Il folk, quel gusto morbido per i tramonti e quel certo modo di sentire la famiglia. Quella storia di un suono antico, declinato ai tempi moderni ma senza macchine e trasgressioni. Suono suonato…
Nel tempo del futuro tecnologico voi tirate fuori un disco di pura condivisione umana. Il viaggio ed il folk… anacronistici, coraggiosi o comunque è solo un pregiudizio quello che abbiamo?
Siamo sicuramente coraggiosi, ma crediamo che alla fine l’anacronismo sia solo un pregiudizio, tutto sommato ci emozioniamo per le stesse cose da 2000 anni.
L’America come ha risposto a questo disco?
L’America ha risposto alla grande, abbiamo venduto centinaia di copie e le persone hanno davvero apprezzato tantissimo il nostro lavoro ed il nostro sound.
E perché far nascere tutto prima dall’America e poi da casa vostra?
Abbiamo pensato di far nascere questo progetto prima in America poichè lì abbiamo un mercato enorme e da lì l’amplificazione e la risonanza per il nostro progetto è di notevole impatto anche per l’Italia.
Secondo voi fuori dal nostro paese esiste una diversa percezione della musica, un diverso rapporto con l’arte e la cultura?
Si, assolutamente, fuori dal nostro paese l’arte, la musica e la cultura in generale vengono vissuti in maniera diversa, soprattutto c’è un’attenzione sociale ed un rispetto per la bellezza di gran lunga migliore.
Il mondo classico è un centro nella soluzione di arrangiamento e di scrittura di questo disco. Ma se richiedessi del futuro digitale? Esiste una deriva simile nella vostra idea di canzone?
Si potrebbe esistere una deriva futuristica, in realtà ci sono già esempi di artisti che hanno portato il folk nel nuovo millennio ma pure sempre dovendo rinunciare a quella pancia immediata che caratterizza questo genere.