Venerdì 16 febbraio all’Alcazar di Roma è passato il tour di Colombre che, band al seguito, ha portato nuovamente qualche onda d’Adriatico, del suo almeno, su uno dei palchi più noti della Capitale.
– di Roberto Callipari, foto di Giorgia Bronzini –
Realismo magico in Adriatico è un album di quelli che entrano dentro immediatamente: tutta la sensibilità del suo autore viene subito alla luce, e cadere in questo mondo diventa facile quando non ci sono sovrastrutture ed è tutto così sincero.
Ma sul palco Colombre si trasforma e viene fuori un’altra anima dell’artista marchigiano, che gioca e si diverte coi suoi brani, col pubblico, con il locale, creando un’atmosfera di festa partecipata da chiunque abbia voglia di fermarsi nel club anche solo per cinque minuti, il tempo di una canzone.
Realismo magico in Adriatico ce lo regala praticamente tutto, portando nel club di Trastevere anche Franco126 per interpretare assieme la loro Più di prima, contenuta proprio nell’ultimo album.
Sarebbe bello (e molto prolisso) stare qui a tirar fuori un motivo per il quale ogni brano era affascinante durante il live, ma probabilmente il tutto può essere riassunto nel principio della partecipazione, di cui abbiamo già accennato. Sembra qualcosa di scontato, soprattutto dal lato del pubblico, quello di vedere un live in cui tutte le parti sembrano lavorare assieme per la migliore riuscita dell’evento, in cui tutti cantano, tutti ballano e tutti si divertono, ma non sempre è così. Intanto perché, nell’era dell’hype e della fomo, molto spesso non serve conoscere realmente il patrimonio di un artista per andare ad un suo concerto, ma basta che qualcuno ne abbia parlato come di qualcosa di imperdibile per far sì che la sala sia strapiena di volti immobili in attesa solamente che succeda quel qualcosa che renda la serata memorabile (o almeno postabile). Il concerto di Colombre all’Alcazar non è stato certamente questo tipo di evento: intanto perché Colombre (e la band al seguito, ovviamente) è il primo a divertirsi, dal primo momento in cui è stato avvistato sul palco.
Giovanni, se possiamo permetterci il lusso di chiamarlo per nome, gioca, ride, scherza con pubblico e musicisti come fosse un bambino, come se si trovasse a fare la cosa più bella del mondo… e alla fine è proprio così. In questo clima di grande libertà e spensieratezza, la sala balla e gioca col suo direttore, in una danza che vede tutti protagonisti allo stesso modo, tanto sul palco quanto sotto, ed è lì che ci rendiamo conto che Colombre sa davvero quello fa. Lui stesso balla, iniziando con Midollo, dal suo ultimo lavoro, passando per pezzi meno recenti ma che lo hanno reso uno dei riferimenti della scena, come Dimmi tu o Pulviscolo, concedendo anche la sua intimità con il trio Qualche specie d’amore, Per un secondo e Allucinazioni, con quest’ultima a portarci sempre alla mente il dolce ricordo di chi facciamo ancora troppa fatica a salutare per sempre.
Il concerto continua sempre con grande energia, passando ancora per brani più recenti che non nascondono però hit del passato, ma il tutto crea un meraviglioso amalgama di emozioni e forza che scuote il pubblico, che è lì per celebrare questa festa con tutta la forza che ha. Blatte chiude la serata, fra gli applausi di un Alcazar attento e gremito sin dai primi momenti, dai primi attimi in cui Alaska, giovane cantautore dalla gran voce e dalle mani delicate sulle tastiere, scaldava l’ambiente creando il giusto mood per la serata, portando l’attenzione sul palco in attesa del viaggio che stava per iniziare.