PAMPARAM è il primo EP di MANCHA, uscito il 10 giugno per Trident Music/ Fonoprint Records & Capitol Records, e anticipato dal singolo Sopra il tuo nome.
A fine 2021 Leonardo, vero nome di MANCHA, si ritira in una casa in montagna insieme ad alcuni musicisti ed amici e qui inizia a scrivere quelle che inconsapevolmente sarebbero diventate le tracce che oggi compongono PAMPARAM.
Gli abbiamo chiesto cosa significhi per lui fare musica e che diavolo vuol dire “Pamparam”.
Il 10 giugno esce il tuo primo EP, PAMPARAM, partiamo da questo titolo, che cosa racconta?
PAMPARAM innanzitutto non è una vera parola, immagino si fosse capito. Mi è uscita quando stavamo facendo la prima bozza del arrangiamento e stavo facendo il classico « mumbling » , ovvero canticchiare dicendo sillabe un po’ a caso per avere un idea di melodia per poi sostituirla con un testo. Questa parola aveva però una ritmicità e un suono molto bello e quindi decisi di non sostituirla con nient’altro, anche perché per me era abbastanza chiaro il concetto di « voglio una vita che fa Pamparam », ovvero una vita piena di emozioni, movimentata e vissuta al 100%.
L’ep si apre con Blue, nella presentazione leggiamo che è un pezzo che ci “catapulta sulla costa californiana”, tu vieni dai colli bolognesi, in che modo si incontrano questi due mondi? mi spiego meglio, come una città con una storia così fortemente cantautorale in cui sei cresciuto ti ha influenzato e in che modo, muovendoti in questo ambiente, sei arrivato a delle sonorità così nettamente diverse?
Bologna è bellissima e ha una storia legata alla musica pazzesca di cui vado molto fiero, però devo dire anche che il cantautorato l’ho iniziato ad apprezzare tardi. Ho sempre avuto la maledetta capacità di non vivere il presente, di non saper godere dell’«Adesso » e di immaginarmi sempre altrove. Cosi, quando andavo al liceo e tutti ascoltavano il rap underground bolognese io ero quello che guardava oltreoceano e che si immaginava una vita diversa. In questo modo ho iniziato ad ascoltare gruppi che erano più vicini alla cultura che più ammiro affascinava e al mio mondo ideale.
L’Ep è interamente prodotto da Mr Monkey, com’è nata questa collaborazione e soprattutto quanto ha influito sul tuo modo di fare musica ?
La collaborazione con Monkey nasce anni fa nel suo primo studio nel garage di casa. Ci scrivemmo su Instagram e poi ci beccammo per lavorare ai miei primi pezzi, davvero all’inizio. Era il periodo di Pizza e Fichi di Tredici Pietro per intenderci. Da lì è nata sopratutto un’amicizia e una squadra vincente a parer mio. Credo che lui abbia un ruolo fondamentale nelle mie canzoni. A parte per i pezzi interamente prodotti da lui, quando gli porto delle produzioni mie da sistemare , ha un’abilità grandiosa nel rendere tutto più fresco e attuale.
Pamparam credo si possa sicuramente definire un Ep generazionale, c’è soprattutto il racconto di riprendere in mano la propria vita. Ma questo secondo te ha veramente a che fare con il covid o è un senso di precariato, anche emotivo, che la tua generazione avrebbe attraversato comunque?
PAMPARAM è nato proprio quando a fine estate 2021 le tensioni sociali e le restrizioni sembravano essersi calmate. Si respirava un aria diversa, la sensazione era quella di poter « ripartire a vivere ». Non ho pensato a PAMPARAM in rapporto a ciò che il COVID ha portato nelle nostre vite , ma sicuramente lo STOP generale ha portato me (e penso un po’ tutti) ad avere voglia di rivivere momenti ed emozioni, magari anche scontati, che facevano parte della nostra quotidianità e che ci erano stati tolti. La mia generazione vive sicuramente in uno stato di precariato, soprattutto in Italia a mio avviso, ma è una generazione che sa vivere, sa godersi la vita e sa anche sfruttare nuovi strumenti per crearsi nuove opportunità da zero.