– di Giuditta Granatelli –
Jess è Jessica Lorusso, milanese di nascita. Si specializza in canto e pianoforte e diventa in età adulta interprete e musical performer. “Nulla” è il suo primo singolo. Artista promettente, tanto umile quanto talentuosa, in questa intervista converso con lei sul suo singolare processo creativo, sui danni della nostra società competitiva e radicata nei social network e sul senso di inferiorità e inadeguatezza che soffoca tutti noi, per la maggior parte i più giovani. “Nulla” è un piccolo atto di ribellione, un mettersi a nudo nella propria fragilità davanti a un mondo in cui nessuno si sente abbastanza utile.
Vorrei chiederti di parlarmi un po’ di te e di cos’hai fatto nella tua vita, sia con la musica che in generale.
La musica ha sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato da molto piccola ad approcciarmi al pianoforte e al canto non appena ho cambiato la voce e non ho più smesso, è un amore di lunga data. Poi ho continuato a studiare e mi sono iscritta al CPM, Centro Professione Musica, mi sono diplomata alla Scuola del Musical di Milano e ho intrapreso la mia carriera da musical performer. Ho costruito anche un bel bagaglio di esperienza ai concerti, magari facendo da corista, insomma ho fatto un bel po’ di cose nel mondo della musica e negli ultimi anni ho iniziato a scrivere per l’esigenza di esprimere le mie di emozioni, anziché raccontare quelle degli altri. È uscito quindi il mio singolo d’esordio, che spero sia il primo di una lunga serie.
“Nulla” esprime questa frustrazione del trovarti in un limbo. È qualcosa che hai provato solo durante il lockdown, periodo in cui hai scritto il singolo, o che caratterizza questa intera fase della tua vita?
Vorrei dirti che è solo colpa del lockdown ma mi accompagna da molto più tempo e in realtà credo riguardi tutti noi in qualche modo. Penso sia soprattutto colpa dei social, che ci mantengono iperconnessi. Finiamo per guardarci attorno e confrontarci continuamente con i successi degli altri, la conseguenza è che ci sentiamo delle nullità. A me è successo tantissimo negli ultimi anni e avevo bisogno di scriverci una canzone, perché per me è un modo per affrontare un problema e poterlo poi mettere da parte. Per concludere ovviamente sì, il lockdown ha sicuramente ha amplificato tutte queste sensazioni.
Certo. Ho letto nel tuo comunicato stampa che avevi già provato a scrivere delle canzoni mai pubblicate. Di cosa trattavano i testi?
In realtà su Instagram qualcosa l’ho pubblicato, dei piccoli pezzi tanto per divertirmi. Per il resto la maggior parte delle mie canzoni nasce da un’emozione negativa, per così dire, da alcuni aspetti che mi arrecano disagio. Ad esempio uno di questi testi l’ho scritto dopo che è morta mia nonna, un altro parla di quanto ci si sente uno schifo ad aprire i social network e a sentirsi perennemente meno degli altri. Io non mi sento a casa in questo mondo, in questa società, non ho un’appartenenza e i miei pezzi rispecchiano tutto ciò. Spero di riuscire a scrivere presto di amore, di un bacio, non so! Di qualcosa di un po’ più leggero! Però prima ho bisogno di buttare fuori un po’ di queste emozioni.
Parli molto del confronto con la società. Secondo te come mai non riesci a sentirti soddisfatta di ciò che fai semplicemente perché per te è bello, è autentico, ti fa stare meglio? Perché dobbiamo per forza sentirci utili, raggiungere obiettivi imposti da altri senza metterli in discussione e ricercare il confronto a tutti i costi?
Purtroppo è così, viviamo in una società del performare. Soprattutto noi artisti, ma ovviamente non solo, sentiamo questo peso del dover produrre, del dover sempre fare di più. Fino a qualche anno fa si viveva nella propria cerchia: gli amici, la famiglia, le persone del lavoro ecc., mentre dall’avvento dei social è come se fossimo in contatto con tutto il mondo e ciò non fa che alimentare questa sensazione di un confronto schiacciante, che ci porta a sentirci delle nullità. Questo è un sentimento assolutamente condiviso e ti dirò, non me lo aspettavo assolutamente ma dopo l’uscita del singolo un sacco di persone mi hanno scritto dicendomi che si ritrovavano un sacco in quest’aspetto del sentirsi sempre non abbastanza. In modi diversi, in misure diverse ognuno ha provato questa sensazione, questa problematica esiste e onestamente al momento non vedo una soluzione. Io sto cercando semplicemente di non pensarci, di fare quello che mi sento di fare e di vedere cosa succede.
Questa sensazione di inferiorità ha influenzato “Nulla” o sei riuscita a essere spontanea al 100%?
No no, quando scrivo elimino le aspettative esterne, se no mi troverei a buttare giù un pezzo reggaeton che parla di amore. “Nulla” è istintivo, è nato in mezz’ora, forse un’ora e non ho neanche ritoccato il testo dopo, infatti mi sono vergognata di farlo ascoltare poi ai miei collaboratori e quando finalmente è uscito mi sono sentita completamente nuda, come se avessi confessato delle cose molto intime. È anche per questo che ho deciso di farlo uscire come mio primo brano. Poi certo, i miei ascolti hanno fatto la loro parte. Io ascolto molta musica commerciale e il mio artista di riferimento italiano è Mahmood, quindi sono piuttosto convinta che abbiano lasciati delle tracce nei miei testi. Cerco di non pensare a cosa piace, comunque, ma a cosa viene fuori in quel momento.
Molto interessante. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? E i tuoi sogni? Anche quelli più irrealizzabili.
Parlando di progetti realizzabili, o almeno si spera, vorrei uscire con nuovi singoli anche nel breve, perché ho delle canzoni che credo debbano uscire ora, altrimenti con il tempo invecchiano, proprio come le emozioni. Bramo il poter fare un concerto o anche solo un piccolo live, io vengo da quell’ambiente ed esibirmi dal vivo è la cosa che mi piace in assoluto fare di più. Spero si possa fare presto e dunque anche di avere abbastanza canzoni per poterlo fare.
A sognare in grande poi sono bravissima! Da sempre mi vedo su un palco a cantare a più persone possibili, che si identificano veramente nelle mie canzoni. L’artista che stimo di più in assoluto è Lady Gaga, l’ho seguita dall’inizio e ho visto come si è trasformata nel tempo dando vita alle sue vere passioni e al suo vero essere. Vorrei intraprendere un percorso come il suo, esprimendomi liberamente sui grandi palchi ma anche attraverso la recitazione. Io sono musical performer e forse il mio sogno più grande è proprio questo, unire a tutti gli effetti questi due aspetti della mia personalità artistica, vorrebbe dire esprimermi a 360 gradi.