Si intitola “200 All’ora” il singolo che gira da qualceh settimana nelle radio italiane. Viviamo tutti ad una velocità pazzesca. E questo a suo modo crea stilemi omologati dentro cui rinchiudere e cancellare le nostre tante particolarità. Non viviamo più di esperienza ma di consumo. Questo e tanto altro racchiuso nel rap-lo.fi di Alèm, giovanissimo artista che si pone come “manifesto futurista della generazione Z”. Dal punk alla trap passando per quel suono undergound di oggi, metropolitano, foriero di nuovi dissidi e nuove contestazioni. Anche se, a parer nostro, ormai siamo omologati anche in questo e la voce del dissidio non è altro che un rumore di fondo a cui si restituisce solo e soltanto una valenza estetica. Per questo sottolineiamo Alèm come tutti quegli artisti che cercano di dire qualcosa di importante, che non sia soltanto un sottofondo gustoso. Se volete è anche il nostro piccolo grande compito…
Un brano sociale, decisamente direi. La tua invettiva secondo te che pubblico raccoglie?
Non so chi raccolga ma secondo me può avere un grande potenziale. “200 all’ora” non è solo una critica al modo di agire dell’istituzione scolastica, bensì a una società intera, a un paese che ti condiziona fin da piccolo ad uniformarti alla massa. È per chiunque voglia qualcosa in più ed è un invito a cercare di raggiungerla nonostante le catene delle nostre routine. È una sfida al potere dettato dall’ostentazione. Che tu sia uno studente, un dipendente scontento, una persona che vuole cambiare vita… il bello di questa canzone secondo me è il non rappresentare un momento ma una sensazione. Questo fa sì che si adatti prima o poi a quasi chiunque.
Che poi nella velocità di oggi, siamo capaci tutti di raccogliere un messaggio chiuso dentro le canzoni?
Senza alcun dubbio è molto difficile, basti pensare anche solo alla durata dei brani che escono oggi. Vediamo canzoni da due minuti e mezzo, cosa che prima sarebbe stata impensabile, il mercato digitale cambia tutto e l’attenzione che un ascoltatore ha verso il brano si abbassa.
Tuttavia sta alla bravura di un artista riuscire a veicolare il proprio messaggio nonostante i vari ostacoli.
Bellissima questa immagine di copertina. Il futuro non sarà degli astronauti?
In questa canzone c’è un grandissimo nichilismo, sono anni in cui non crediamo a niente e soprattutto chi ha la mia età non pone fiducia nel futuro. A volte non ne vede neanche uno.
Grazie mille per la copertina, Il futuro è degli astronauti è vero, quindi sarà meglio diventarlo. 🙂
Il tuo rap metropolitano. Eppure ha molto del suono del futuro o sbaglio?
La cosa che mi piace è che per il futuro serve relazionarsi con passato e presente, ci sono molte influenze passate. C’è si il rap ma ho cercato di trovare un’identità che non fosse facilmente riconducibile a un genere specifico, raccogliendo influenze rock/punk e giocando con dei suoni portati dalla trance Music. Abbiamo sperimentato, se tra un anno o due continua a suonare in modo fresco vuol dire che c’era il suono del futuro.
E ha anche di tante radici anni ’90… un sapore insomma agrodolce, tra passato e futuro… dove puntiamo la barca?
Tra passato e futuro questa canzone sta vivendo il presente, come me. Se durante un viaggio guardassi troppo indietro o troppo in avanti il tragitto sarebbe pessimo e ti schianteresti senza un gran lieto fine.
Il passato è per lo più ripianti, il futuro genera ansia. Tra le due penso sia chiaro che questa barca rema nelle acque del presente ritagliandosi una direzione ignota tutta sua.
Un singolo che porta…? Un disco in arrivo?
“200 all’ora“ è un inizio di un progetto a lungo termine, il primo tassello. Seguiranno altri singoli, il primo vedrà la luce con l’inizio del nuovo anno… ci saranno altri brani e man mano si delineerà quello che potrebbe essere anche un album.