– di Assunta Urbano –
Non esiste musica generazionale, ma esistono canzoni e gruppi che raccontano generazioni. Gli Assalti Frontali fanno parte di questo immaginario. Il collettivo nasce nel 1990, a Radio Onda Rossa, durante le trasmissioni che Militant A faceva insieme alle sue posse in quegli anni.
Oggi parliamo di artisti che vantano più di trenta anni di carriera e dodici album pubblicati. I due componenti storici, ovvero Pol G (Paolo Bevilacqua) e Militant A (Luca Mascini), portano sempre alto un forte pensiero sociale e politico. I loro vissuti quotidiani diventano indispensabili per descrivere e rappresentare chi non riesce ad avere una voce.
Ci sarebbe molto altro da dire riguardo la biografia di una band che ha anticipato la diffusione dell’hip hop nel nostro Paese. Ma soprattutto di due giovani sognatori che hanno fatto la storia musicale della città di Roma. Lasciamo che siano, ancora una volta, le canzoni a parlare e ci diamo appuntamento al Forte Prenestino, questa sera, 3 dicembre.
Prima dell’evento, abbiamo chiacchierato con Militant A, circa alcune insolite e interessanti novità che riguardano gli Assalti Frontali, una delle realtà fondamentali per la nostra scena alternativa.
“Gol Gol Rap” è il nuovo singolo degli Assalti Frontali, uscito venerdì 19 novembre. Ci racconti di questo pezzo?
È un classico brano degli Assalti Frontali, nel senso che parte dal sociale e sfocia nell’arte. Un’esperienza che ha a che fare con il quartiere, con i bambini, con le tante associazioni di calcio popolare. È anche un modo per riprendersi il proprio territorio attraverso lo sport. Io lo vivo personalmente con un’organizzazione a Centocelle, Liberi di giocare. Ho avuto la fortuna di fare il mister in un torneo. Dopo aver perso, i ragazzi erano disperati, così ho scritto questa canzone. Ci ho lavorato tantissimo sopra e sono contento di riascoltarla, perché mi fa rivivere quei bei momenti.
È forse uno dei risultati migliori quando si scrivono canzoni. Impossibile non notare la collaborazione con le voci del coro dell’Antoniano. Come è nato questo connubio e l’idea di lavorare insieme?
La canzone sembrava fatta proprio per loro. Sono entrato in contatto con il coro perché ho scritto un brano per questa edizione dello Zecchino d’Oro, in onda da venerdì 3 a domenica 5 dicembre su Raiuno. Sono molto felice che sia stata selezionata tra le tantissime proposte. Abbiamo trovato tanti aspetti in comune. Ad esempio, l’Antoniano lavora nel sociale. Quando ho proposto loro di fare insieme anche quest’altra canzone, hanno accettato subito. I bambini amano tantissimo il rap ed è stato spontaneo. L’abbiamo registrata metà a Roma e metà a Bologna.
Come mi dicevi, sul palco della sessantaquattresima edizione dello Zecchino d’Oro vedrà la luce il tuo brano “NG – New Generation”. Che sensazione si prova a vedere una propria canzone in una cornice del genere?
Il pezzo è nato nel corso di alcuni laboratori con i più piccini, sono stati parte importante della scrittura. È una specie di identità collettiva, il racconto della nuova generazione, senza perdere gli ideali e i valori originali del rap.
Ecco, la storia degli Assalti Frontali è piena di racconti generazionali, che spesso hanno preso la forma di veri inni anche studenteschi. Dopo più di trenta anni di carriera, cosa significa che le proprie canzoni rappresentino altri individui che condividono le stesse idee?
È una bella sensazione. Ha a che fare con il fatto che io canto sempre esperienze che vivo, nei movimenti, nei quartieri. Con le mie canzoni tento di creare ponti, comunità tra le persone, anche di età differente. Sono più di trenta anni che non smetto di fare rap e lo faccio come se fossi ancora bambino anche io, con l’entusiasmo, la gioia, la voglia di fare che hanno loro.
Invece, ritieni siano diversi i ragazzi di oggi rispetto a quelli di trenta anni fa?
Sono cambiate tante cose, a livello anche antropologico. Noi avevamo una grande idea dell’importanza della coscienza collettiva, cosa che adesso è considerata una perdita di tempo. Però, ci sono casi in cui ugualmente si cerca l’unione, soprattutto con il periodo che stiamo affrontando.
In un certo senso, sembra sempre che i più giovani siano ostacolati dalle loro generazioni precedenti. Nel tuo caso, si sente che hai una posizione diversa: hai fiducia nei ragazzi di oggi.
Per forza! [ride, ndr] A volte sono il primo a pensare che i giovani non leggano libri, giornali. Invece, ti stupiscono, perché spesso sono più informati di noi. Negli anni in cui io sono cresciuto, era forte l’idea di apprendere da qualcuno più anziano, più saggio. Adesso sembra che questa trasmissione si sia sbloccata. Dal confronto, si scopre che i ragazzi hanno davvero tanto da raccontare. Ti sorprendono.
Il nuovo singolo “Gol Gol Rap”, come vediamo anche dal titolo, presenta una metafora calcistica. In che modo si fondono la musica e il calcio?
Tutto può diventare una canzone. Le azioni che fanno parte del calcio o dello sport in generale, si possono ritrovare anche nella vita. Stare uniti, tifare per una squadra, provare a dare tutto in ogni circostanza, accettare che si può vincere e si può perdere. La vittoria non è solo battere l’avversario, anzi, tutt’altro. Si va sempre avanti. Questo è il messaggio del brano. La vita è una partita da giocare a tutte le età.
Una delle caratteristiche principali della scrittura degli Assalti Frontali è sicuramente un linguaggio, che già da solo racconta una sua realtà ben precisa e facile da distinguere. Un mondo molto vicino anche a quello visivo di Zerocalcare. Proprio riguardo al modo di esprimersi del fumettista si è discusso tanto ultimamente, dopo l’uscita della serie “Strappare lungo i bordi” su Netflix. Cosa ne pensi a riguardo?
Il linguaggio è importante ed è indispensabile porre sempre nuovi punti interrogativi. Dietro al modo di esprimersi ci sono pensieri di vita, necessità di trasmettere prima di tutto dei valori.
Probabilmente cambiando il linguaggio, la stessa scena romana non avrebbe la stessa risonanza.
Sono d’accordo. Ognuno ha il suo. Il mio modo di scrivere ha anche come obiettivo infondere buon umore, costruire una comunità.
Il progetto Assalti Frontali nasce all’inizio degli anni Novanta, tra le posse, i centri sociali e nel pieno delle lotte giovanili. Oggi respiriamo un’aria diversa, come è ovvio che sia, perché ogni epoca è a sé. Per quanto la musica non abbia necessariamente un tempo preciso, che ruolo credi abbia la tua band oggi, soprattutto a Roma?
La band ti salva la vita! È fondamentale, sia nella vita sociale, sia in quella artistica che in quella privata. Essere solisti a volte può diventare una necessità, ma sapere che ho sempre lì per me mio fratello Pol G e tutti gli altri è meraviglioso. La band è importante. È come una famiglia.