– di Naomi Roccamo –
Tra le stelle di Maciste Dischi c’è anche VV, Milano, classe 88.
“Collirio” e “Pizzaboy” sono alcuni dei singoli rilasciati mesi fa e adesso inseriti in Verso il primo EP in uscita il 14 maggio 2021.
L’ho ascoltato in anteprima e ho fatto due chiacchiere insieme a lei, entusiasta ed emozionata come una bambina.
Ciao “Vivi” (credo si pronunci così). Come stai? Manca poco al tuo primo EP, immagino tu sia emozionata. Da dove viene questo nome d’arte?
Eh, cavolo, sono euforica, è una bella sensazione| Allora, in parte mi piaceva molto più che come suono anche come estetica, mi piacevano queste due V che tendono verso l’alto; poi in realtà mia mamma mi ha sempre chiamato così e il suono che produce mi ricorda tutte quelle persone a me care che mi chiamano così. Mi serviva un nome che suonasse e apparisse bene e che al tempo stesso ricordasse una persona vicina, intima, una sintesi di me legata alle mie canzoni, ecco.
In effetti crea una connessione easy, è d’impatto. Mi diresti quali sono i tuoi ricordi legati a Maciste Dischi, i primi e più teneri?
I primi ricordi con Maciste sono bellissimi, in realtà. Ho iniziato dalle quattro mura di camera mia a lavorare alle canzoni in un momento in cui farlo è stato catartico. Parlo di qualcosa di molto bello perché è stata una partenza super naturale quella per la collaborazione, con un feeling immediato. Poi mi ricordo una chiacchierata con un caffè davanti ed un feeling reciproco, sai quei ricordi visivamente molti nitidi. Abbiamo pubblicato subito i primi brani senza lasciare che ci lavorassero terzi in un periodo che non risale nemmeno troppo tempo fa, poi, perché si tratta di fine 2019.
Com’è raccogliere i pezzettini di tutte le canzoni che hai droppato in questi anni e metterle in questo EP, suggellandole diciamo?
Io ho proprio sentito il bisogno di racchiudere in un insieme qualcosa che era aperto da un po’. Come un inizio e una conclusione; il bello di fare i dischi è che puoi proprio ripensarti e ripartire. Alcuni li avevo già scritti precedentemente, tipo “Collirio”, a cui sono molto affezionata, risale a un momentaccio, come avrai capito ma anche a un momento catartico avvenuto in contemporaneo sia nella mia vita privata, che in quella professionale. Altri brani, invece, sono nati in corsa, anche perché in mezzo è passato un po’ di tempo fra pandemia e tutto, ma la cosa che mi piace di più, dell’averli raccolti, è la coerenza che c’è fra l’uno e l’altro e sento che questo EP ha una sua anima bella e precisa. Non è frammentato come invece potevano essere le canzoni che avevo pubblicato prima, così spontanee.
Io ho ascoltato alcune delle primissime canzoni che avevi pubblicato come ad esempio “Notte_02” e “Canzone felice_03”. Le senti emotivamente diverse da quelle che invece sono presenti nell’EP?
Sono una persona che ama parecchio cambiare e sperimentare e perciò è come se le sentissi molto vicine, però dopo la prima fase, in cui ero proprio in cameretta a creare e a cercare di farmi capire, a un certo punto ho sentito il bisogno di dover cambiare linguaggio e iniziare a raccontare. Prima non c’era una vera e propria storia o racconto, da un certo punto in poi si è creato un ciclo di canzoni narrative. Forse è questo il cambiamento maggiore che sento rispetto a prima.
Che rapporto hai, in generale, con la scrittura? Era presente da prima nella tua vita in altre forme che non comprendevano ancora la musica? Ultimamente viene tradotta in musica da molti, ma credo sia qualcosa di molto versatile che si propaga e viene fuori in più modi anche se veicolata dalla stessa persona. Com’era prima?
In realtà ho sempre pensato ai testi con la musica. Prima però ho fatto altro, ho studiato, mi sono laureata in psicologia e l’ho sempre fatto parallelamente, però non trovava mai uno spazio tutto suo. In effetti, non ci avevo mai pensato, ho sempre scritto dei racconti che nella mia testa erano inizi di libri che poi ho lasciato a metà e ho sempre amato le materie umanistiche; ricordo che alle elementari ci era stato dato un tema con una traccia molto fantasiosa e ancora oggi quando incontro la mia maestra mi dice “Ma ti ricordi quel tema?!”. Il protagonista era un pasticcino, che poi ero io, quindi mi è sempre piaciuto viaggiare con la fantasia. La verità è che nonostante la mia laurea volesse portarmi da tutt’altra parte io sapevo che la mia àncora sarebbe stata qui. Mio padre è un musicista quindi son cresciuta con il mito della musica e idealizzandola. Sapevo che prima o poi sarebbe toccato anche a me.
Avevi anche il tuo diario segreto da piccola?
Avevo insieme alla mia amica questo diario con un alfabeto segreto tutto nostro. Trovavo triste non potermi confrontare con nessuno e averne uno da sola, (ride, ndr).
(Iniziamo a divagare parlando di diari segreti e nomi in codice e altre cose da bimbe, ndr) In “Collirio” a un certo punto dici “Fine, che parola brutta”. Di quale fine parlavi?
Eh (sospira, ndr)… La fine per me è un tema molto importante. Lì in particolare parlavo di una relazione che in realtà avevo già chiuso ma non riuscivo a lasciare andare. Questa era la parola peggiore che entrambi potessimo dire. Ma devo dire che in generale le fini, di ogni tipo, anche la fine di una stagione, mi creano un effetto contrastante che ho provato a sfogare anche melodicamente, tramite gli accordi. Credo si percepisca questa irrequietezza nel non trovare la pace. Gridare quella parola cantandola può aiutarti anche a dirla nella vita. Trovo che la scrittura, appunto, sia terapeutica anche in questo. Però anche ascoltare la musica lo sia, molti artisti mi hanno dato una mano in questo inconsapevolmente.
A proposito di altri artisti, cosa mi dici della collaborazione con Memento in “Paranoie”?
Con lui è stato molto bello, lo conoscevo non di persona ma per la sua musica. Quando ho scritto “Paranoie” avevo voglia di trasformarla in una chiacchiera, una telefonata in cui ci si sfoga. Per ritornare al discorso del diario che stavamo facendo prima ti dico che non mi è mai piaciuto ritrovarmi da sola nei momenti tristi, perciò volevo trovare qualcuno con cui poter condividere queste paranoie, appunto. Ricordo di aver ascoltato alcuni suoi brani e avere avuto un’intuizione che poi si è rivelata giusta, perché lo ha capito anche lui. Tutto senza troppi intoppi, eppure è stato un salto al buio, nemmeno ci conoscevamo.
Com’è una giornata tipo di VV, oggi?
La musica sicuramente ricopre un ruolo fondamentale. Mi son dovuta proprio forzare a stoppare la scrittura visto che l’EP lo avevo già chiuso, ma, figurati, ho scritto una canzone anche oggi a pranzo su cui sicuramente continuerò a lavorare. Io poi scrivo anche per altri e mi piace il confronto esterno. Sto curando molto anche la parte estetica dei miei progetti, sto pensando al video per il singolo di lancio, vedo molti videoclip in generale. Vedo i miei amici. Sto anche studiando al conservatorio e basta, poi mangio (ride ndr).
Nei videoclip precedenti hai collaborato con Jacopo Farina che ha valorizzato il fil rouge dei tuoi brani. Come è stato lavorare con lui?
Sì, attraverso l’etichetta ci siamo conosciuti. Il suo lavoro con Cosmo mi aveva colpito molto, questa sua visuale stalunata che trovo vicina alla mia. Sempre lui ha avuto l’idea di ambientare la storia a Greenland, il parco abbandonato che ha, però, delle installazioni funzionanti ed è simbolico, mi ci ritrovo. C’è sempre questa tendenza in me ad oscillare da un estremo all’altro, sappiamo che mantenere un equilibrio nella vita è la cosa più difficile del mondo.
Vorresti collaborare con qualche artista in particolare, perché ti ci ritrovi empaticamente, o tendi a discostarti da quello che ascolti? C’è in atto una sorta di brainstorming musicale
Sono molto aperta e mi piace condividere la musica, vado molto a canzoni più che artista, mi baso sui brani. Mi piace molto Gazzelle, Margherita Vicario, gli Psicologi. In realtà però penso anche che se si ascolta troppo quello che c’è in giro si perde il centro di quello che si vuole fare. L’euforia ti influenza molto e nulla si crea e si distrugge, quindi un attimo e si perde il focus.
Ti ringrazio molto per il tuo tempo e ti dico buona fortuna con l’EP, rimani sempre autentica. Ci vediamo live!
Grazie a te per le belle domande, è venuto fuori tutto quello che volevo dire. A presto con le date!