– di Assunta Urbano –
Scrive, produce, canta, suona. Whitemary fa tutto, lo fa da sola e soprattutto lo fa bene. Ha abbandonato il suo animo jazz nel 2019 per abbracciare quello elettronico con la pubblicazione di Alter Boy!!! Il 2021 fisserà un ulteriore tassello nel puzzle di Bianca: l’uscita del disco per 42 Records. In attesa di poterne sapere di più, lunedì 12 aprile è diventato disponibile il video di “Credo che tra un po’”, che preannuncia l’intero nuovo lavoro.
Le aspettative sono alle stelle. Whitemary è pronta ad andare oltre i suoi stessi confini e non potevamo perdere l’occasione di farci raccontare il suo percorso.
Lunedì 12 aprile è uscito il video di “Credo che tra un po’”, un pezzo che sembra guardare al futuro.
Il brano è nato in modo spontaneo, così come tutti gli altri che ho pubblicato finora. Era un momento in cui ero un po’ in crisi con i pezzi, soprattutto con la produzione. Questo singolo non riusciva a venire fuori ed ho pensato “Credo che tra un po’ mi metto a urlare”. È una frase con delle consonanti molto dure, mi sono concentrata su questo aspetto e su una certa ritmica. Da lì è arrivata la spiegazione emotiva, dall’irrazionale al razionale. Il sentirsi invisibili e non trovare qualcuno con cui comunicare esprime il bisogno di avere un contatto con il resto del mondo. L’ho scritto a settembre 2019, eppure risulta attuale più adesso che prima.
Il loop in cui si entra lo rende molto condivisibile.
L’intento era fare un pezzo liberatorio. Quindi, la magia è avvenuta in studio, in cui siamo tutti amici musicisti e tecnici del suono. Abbiamo una stanza con vari synth e mi chiudo lì per ore, faccio quasi delle sedute spiritiche con i synth! [ride ndr.]
Canti, produci, suoni e qualsiasi cosa tu faccia lo fai da sola. Questo denota una crescita, un desiderio di libertà e anche essere fuori dagli schemi. Da dove nasce questa voglia di spostare i limiti? Quanto è importante, secondo te, questo tipo di approccio nella musica?
Oltre a tutto quello che hai citato, curo anche le grafiche e tutto ciò che pubblico su Instagram. Il fare tutto è un po’ necessario al giorno d’oggi. Sono figlia di tutti i tutorial su YouTube, dell’imparare con la pratica. Allo stesso modo, per il montaggio video. Sono espedienti per sperimentare su me stessa, non so se potrei farlo per altri. È anche una questione di possibilità. Se potessi chiamare Gaspar Noé o Romain Gavras a farmi i videoclip, io impazzirei! Loro sono il mio obiettivo irraggiungibile.
Mai dire mai! Facciamo un passo indietro nel tuo percorso e arriviamo all’EP Alter Boy!!! del 2019, che si apre con “Bianca? hello my name is”. Musicalmente, come vedi la Whitemary di due anni fa e come quella di oggi?
Sicuramente quella di oggi più matura. Alter Boy!!! è stato il momento in cui mi sono messa per la prima volta da sola a produrre. Devo ammettere che non ero abituata a stare tante ore in studio. Sembra semplice, ma dopo otto ore di fila rischi di perdere il focus e la concentrazione. Ero abituata a mollare la presa dopo un paio di ore e a fiondarmi su qualsiasi divano nelle vicinanze. Ho dormito su tutti i divani degli studi in cui sono stata! Questa nuova prova, dunque, ha dimostrato che sono cresciuta molto, ma ancora tanto istintiva. Emiliano Colasanti di 42 Records mi ha detto, infatti, che di me gli piace il fatto che mi produco da sola e si sente, nel bene e nel male. Lui credo sia stato attirato proprio da questa imperfezione.
A proposito, com’è il tuo rapporto con 42 Records?
È veramente bello, è l’etichetta che ho sempre voluto e per puro caso mi hanno contattato. Abbiamo un amico in comune, si chiama Diego Palazzo. È venuto a vedermi live a Milano, a febbraio 2020, abbiamo parlato a fine serata. Quando gli ho mandato i pezzi che stavo facendo per il disco, mi ha proposto di inviarli ad Emiliano. Ci ha messo in contatto e appena abbiamo potuto ci siamo incontrati dal vivo, così come poi allo Spring Attitude di settembre dell’anno scorso. Purtroppo, parliamo soprattutto tramite telefono e ancora non ho avuto l’occasione di conoscere tutta la famiglia 42 Records. Questa cosa mi dispiace, perché questo è il bello di stare in un ambiente del genere.
Dalla laurea in canto jazz a questa realtà così eterogenea di 42 Records, perché hai deciso di catapultarti nell’elettronica?
Per me, è stata proprio libertà di espressione. Sono anni che l’elettronica è entrata a far parte del nostro panorama musicale, è sempre in evoluzione, è un campo aperto a qualsiasi tipo di sperimentazione. Con il jazz io faticavo un po’ a trovare il mio modo di scrivere. C’è da dire che non avevo molti stimoli. A Roma, così come in Italia, il jazz forse adesso sta prendendo una piega più moderna, ma è un mondo in cui io ho faticato ad entrare e alla fine non ho trovato il mio modo di esprimermi. Con l’elettronica ho avuto praticamente carta bianca ed ho pensato di poter fare qualsiasi cosa. Il primo pezzo “Bianca? hello my name is” è ispirato al titolo di Flume “Hi This is Flume”. Ho inciso quel brano, perché un giorno mentre ero in studio con le cuffie, per uno svarione inspiegabile del cervello, mi sono sentita chiamare. Ero da sola, era buio, sono morta di paura. Quindi, ho iniziato a registrare queste voci che dicevano “Bianca?” Mi sono presentata con questo primo episodio di me da sola in studio. Una giusta presentazione delle mie canzoni, in cui cerco di raccontare le mie emozioni con poche parole e ripetute in loop, in modo che questa cosa sia mangiata e digerita mille volte. Spero che ognuno ci trovi la propria affinità e interpretazione.
“Non te ne importa niente se il mondo sta male intorno a te” oppure “dicono che se sei felice, non hai pianto abbastanza”. L’universo musicale di cui abbiamo appena parlato si mescola con dei testi dall’enorme profondità.
C’è questo dualismo tra produzioni che cercano di farti ballare e i testi carichi di malinconia, di tristezza. Voglio unire queste due cose, perché, secondo me, ballare su una cosa del genere ti fa superare determinati momenti. Le parole vengono in una fase successiva rispetto al sound, mi faccio condizionare dai ritmi che ne vengono fuori. Per quanto riguarda il loro significato, scrivere in italiano mi ha dato più libertà rispetto all’inglese.
Sonorità, testi, produzione, c’è però un altro aspetto che potrebbe essere un collante per il tuo percorso artistico. È il colore rosso, presente dalla copertina di Alter Boy!!! al video di “Credo che tra un po’”. C’è un motivo particolare?
In realtà no, mi piaceva la resa grafica. Sono partita dai colori bianco, rosso e nero.
Sulla scia dei White Stripes!
Esatto! Da lì, ho aggiunto il ciano, perché è l’esatto opposto del rosso che ho usato finora. Ho quattro opposti, vedremo se ne aggiungerò altri o toglierò quelli che ci sono.
Usando un po’ di immaginazione, dove immagineresti di ascoltare il tuo ultimo singolo?
Ci devo pensare. Forse una situazione in cui non riesci a trovare il tuo posto. Mi immagino a cena con gli amici, tutti stanno parlando di qualcosa su cui non sei d’accordo, non riesci a dire la tua, alla fine metti le cuffie e ascolti il pezzo.
“Credo che tra un po’” uscirà il tuo primo disco per 42 Records. Ci sveli qualcosa riguardo questo lavoro e quello che accadrà “tra un po’”?
Con il Covid è difficile pianificare. Non è ancora stato deciso, al momento, quando usciranno le prossime cose. Posso dirti che il disco è lungo e vario.