Loro sono quasi sempre in tour ma hanno già in preparazione un nuovo album che uscirà a dicembre. Si sono fatti bersaglio di non poche critiche al concerto del Primo Maggio a Roma per aver innalzato in aria un preservativo come fosse un’eucarestia, ma sono tutt’altro che cattivi ragazzi: parola del Management del Dolore Post-Operatorio.
Il Management del Dolore Post-Operatorio ha cominciato a suonare insieme quando, come e perché?
“Perché” me lo chiedo tutti i giorni, maledetto quel giorno (ride)…e quando e come..beh noi siamo un gruppo a chilometro zero, ci conosciamo da sempre e suoniamo solo con persone che riteniamo amiche o persone con le quali condividiamo più di un palco e di una professione. La formazione poi nel corso degli anni è cambiata in piccole parti, chi per lavoro, chi per università, chi ha fatto delle scelte diverse, ma abbiamo cercato e trovato sempre e fortunatamente persone vicine ed amiche.
Oggi riuscite a vivere della vostra musica o giù dal palco siete tutti impegnati in altri lavori per sopravvivere?
No, non facciamo niente (ride) e questo chiaramente ci porta ad un livello di crisi superiore alla norma, ma viviamo di quello che facciamo innanzitutto a livello emotivo, poi per quanto riguarda il livello economico ci facciamo bastare volta per volta quello che c’è. A volte è tanto, a volte è poco. Come diceva Confucio, «Fai un lavoro che ami e non lavorerai mai un giorno nella tua vita». Allora sei felice e tutto è ok. Già il fatto di prendere dei soldi per fare una cosa che per noi non è un lavoro ma un divertimento, per dire delle cose che penso e con delle persone che ascoltano volentieri, credo sia già un miracolo, quindi i soldi sono una variabile.
Ma come nascono i testi delle vostre canzoni?
Allora – siccome mi hanno fatto molto spesso questa domanda – nel prossimo disco c’è una frase di una nuova canzone che spiega molto bene questa cosa e dice «i versi li scrive la vita, io li ricopio con la matita». Cioè l’arte non è un processo creativo perché nell’arte come nella vita nulla si crea, nulla si distrugge. Tu prendi due cose e ne crei una nuova, questo è il processo creativo. Ma sono stato sempre contro “l’arte”. L’arte è, come diceva Carmelo Bene, una cosa un po’ “consolatoria”, un po’ commissionata. Il punto è che scrive già tutto la vita, si può solo essere cronisti, bisogna saper scrivere bene o male ciò che la vita dice, il proprio pensiero sulla vita.
A tuo avviso è cosi “Irreversibile” la situazione al giorno d’oggi?
Io nella canzone dico che «probabilmente» è irreversibile, quindi significa che la speranza c’è, perché è probabile, non è certo. Perché poi c’è il capolavoro, c’è il personaggio come Gesù, San Francesco, c’è sempre un personaggio che riesce ad uscire dalla società, dal moto e questo significa che – ed è proprio una deduzione fisica matematica – se ne è capace uno, ne siamo capaci tutti. Quindi in realtà la situazione non è irreversibile, è irreversibile fino a quando noi faremo di ciò che abbiamo intorno ciò che è: la semplice riproduzione massificata delle emozioni e dei prodotti.
Prossimi progetti?
Fine novembre, inizi dicembre circa uscirà il nuovo disco. Dicembre tour di presentazione fitto di date, suoneremo quasi tutti i giorni da nord a sud Italia.
Qual è la canzone che vi piace suonare di più?
“Pornobisogno” e “Auff!” sono quelle che ci rappresentano di più nel messaggio complessivo, a 360°: sono pensieri più universali che rappresentano il nostro modo di essere. Mentre magari tutte le altre canzoni, sono più relative a delle storie specifiche, come per esempio “Norman” che chiaramente ci rappresenta come giovani, come studenti ma è più una telecronaca di un fatto esterno a noi, anche se interno a livello emotivo.
Daniela Masella