Secondo posto meritato a The Voice in Belgio con un singolo pregno di quelle radici pop inglesi che ormai sono sdoganate in ambito internazionale. Secondo posto ad un talent che ha poi per Matteo Terzi ha aperto le porte a grandi palchi e belle prospettive come questo video molto interessante firmato dalla regia di Przemek Filipowicz: “Between Us” è una canzone sociale in dolci rifiniture pop romantiche che inneggia alla verità che ormai i social stanno soppiantando in favore di una vita da avatar e finzioni digitali. E questa voce sottile dalle vocali aperte che un poco torna alle origini del suo italiano giocando anche nel testo per sottolineare quanto sia importante fermarsi, guardarsi dentro per ritrovare il valore che abbiamo.
Secondo posto a THE VOICE in Belgio. Raccontacela, che esperienza è stata?
Un bel risultato, inaspettato, ottenuto grazie al televoto in un paese che non è il mio.
Approderai anche ai talent di casa nostra?
No, è stata una bellissima esperienza ma mi piace l’idea di fare sempre dei passi in avanti, senza ripetere quello che si è già fatto. In più in Belgio i concorrenti sono liberi da esclusive e contratti capestro una volta finito lo show e ho l’impressione che lì si viva l’esperienza in maniera più leggera.
Torni in Italia… domanda da cento milioni di dollari. Perché? Dato che scappiamo tutti, a quanto pare.
Vivo in Belgio ma volevo che «between us» avesse una distribuzione e una promozione anche in Italia, lavoro affinché un giorno possa tornare in Italia e vivere della mia musica.
Parli di finzione della vita quotidiana. Che sia uno strumento di controllo di massa? Eh si, domanda assolutamente diretta…
Penso sia più che altro un “male” necessario, i social network fanno parte della nostra vita quotidiana come mai prima d’ora. Sta a noi scegliere come vivere la nostra interazione con essi. Io sono dell’idea che piuttosto che respingerli sia giusto cercare il proprio modo per interagirci, trovare la propria coerenza.
Siamo ormai privi di umanità, di individualità. Siamo tutti cloni di finzioni. Siamo finzione noi stessi. Ti chiedo: ma ripetere nella musica sempre le stesse forme, cioè far somigliare una canzone esteticamente a strutture riconosciute da sempre, non è anche quello un modo per essere “uguali a”?
È una bellissima domanda e si, sono d’accordo in gran parte con te. Per un’altra piccola parte penso che per riscrivere, ridefinire il concetto di forma canzone ci sia bisogno di un genio, e io non mi annovero tra essi. Dunque resta un buon compromesso, come a dire la forma che vogliono loro, i contenuti che voglio io.
A chiudere: bellissimo il video. Di grande impatto emotivo e sociale. Pensi sia arrivato come deve o siamo troppo assuefatti per capirlo o per lasciarci colpire?
Dai riscontri che mi sono arrivati il messaggio è passato come avevamo in testa io e il regista Przemek, volevamo raccontare che la nostra vita digitale spesso non corrisponde alla nostra vita analogica. Ma nella vita digitale manca spesso il ragionamento, la complessità che fa invece parte di noi, delle nostre vite reali, analogiche, e pensare di farne a meno è impensabile.