– di Riccardo Magni.
Foto di Liliana Ricci –
Lo scorso venerdì la Capitale ha accolto il primo live degli Inude.
La formazione pugliese si è esibita da headliner nella serata dell’Alcazar live nel quartiere Trastevere, inondando la sala ed il pubblico presente con le sue vibrazioni elettroniche.
Pugliesi appunto gli Inude, ma la loro musica prende le sue ispirazioni da contesti decisamente internazionali. Del resto come ci avevano detto nell’intervista realizzata poco dopo l’uscita del loro primo LP dal titolo Clara Tesla (ascoltalo su Spotify qui):
“non sentirsi totalmente appartenenti alla propria terra, ma piuttosto sentirsi parte di qualcosa di più grande, ti permette di avere meno vincoli. In questo modo la propria personalità viene fuori e si traduce in “originalità”. I target e le etichette ingabbiano l’arte” .
(Leggi l’intervista completa qui)
Gli Inude sono tre e sul palco si distribuiscono in linea ognuno con la sua “ricca” postazione: al centro voce, chitarra (elettrica ovviamente) sintetizzatori e computer da dove sembra parta la regia delle atmosfere e dei suoni, a sinistra la batteria completa e affiancata da pad elettronico, a destra un’altra voce, con tastiera, altro synth ed altra postazione di percussioni dotata di timpano, piatto e pad elettronico.
Ispirazione internazionale dunque quella degli Inude, e non solo per il cantato in inglese, che nella versione live si amalgama molto di più ai suoni (più potenti che sul disco) finendo per esservi assorbito, diventando suono a sua volta ed andando a comporre un ensemble con il resto della strumentazione che tiene sospesi ad un palmo da terra tutti gli animi all’ascolto, per poi farsi a tratti più cattivo, più duro, crescere e decrescere in una progressione sempre molto fluida ma comunque “violenta”, così che quegli animi una volta sospesi, possano essere scossi in ogni direzione, tirati a se, sbattuti indietro con tutta la forza possibile e poi rimessi al loro posto con un finale che li ripone in equilibrio, li rassicura e li ristabilizza nello spazio interno della sala che per tutto il live si era trasformato in una bolla sonora senza gravità.
Prova “Capitale” quindi superata a pieno per gli Inude, che oltre all’oggettivamente bel live lasciano intravedere margini di crescita che potrebbero renderli in potenziale un proposta italiana realmente esportabile in contesti internazionali. Non ci sorprendemmo a breve di vederli su un palco di qualche festival europeo.
Nel frattempo continueremo a seguirli e riviviamo il loro live romano con la fotogallery di Liliana Ricci.