Gli spot pubblicitari delle compagnie telefoniche sono storicamente una delle più importanti fucine di meme ante litteram e di tormentoni musicali. Sul valore artistico e culturale del “tormentone” si potrebbe discutere per ore, ma in pochi troverebbero il coraggio di affermare che non vorrebbero mai scriverne uno.
Riuscirci però è tutt’altro che semplice. Ce la fecero i Dandy Warhols, americani di Portland, quando nel 2001 una delle società telefoniche di cui sopra scelse la loro Bohemian Like You per una nuova campagna commerciale, portando la musica della band di Courtney Taylor-Taylor nelle case di tutto il mondo.
Di sicuro, qualcuno tra quelli che hanno affollato il Monk per Rome Psych Fest venerdì 17 febbraio, era lì esclusivamente per quel brano, tanto più che la band mancava da Roma da 15 anni. Come sarà stata la strada che porta fino a quel catartico “wooo!”, quasi a fine concerto?
Se non hanno ascoltato The Dandy Warhols Come Down, il loro primo album “major” del 1997, saranno rimasti spiazzati dalle distorsioni psichedeliche di Be-In, che trasportano la sala in una sorta di limbo sospeso nel tempo, una bolla ipnotica che si scioglie più di 7 minuti più tardi, in un’autentica ovazione da parte del pubblico.
Dopo Crack Cocaine Ranger, tratta dal loro disco “perduto”, si sono forse rinfrancati con le tempistiche e i toni più pop di Get Off e Not If You Were the Last Junkie on Earth, due tra i brani più famosi della band, e probabilmente incuriositi nel vedere Zia McCabe, unica donna dell’ensemble, alternarsi tra tastiere e basso.
Arriva il momento di presentare le canzoni tratte da Distortland, il loro ultimo lavoro in studio, assieme ad altri brani meno noti, tra cui Holding Me Up, sulla quale il pubblico improvvisa una sorta di jam vocale di accompagnamento che finisce per coinvolgere l’intero locale.
Rimasto solo sul palco per un miniset acustico, Taylor-Taylor rivolge un microfono verso gli spettatori, affinché continuino a cantare assieme a lui. Il risultato sono due versioni coinvolgenti di Every Day Should Be a Holiday e Welcome to the Monkey House.
E così si va dritti verso la conclusione. Dopo la recente You Are Killing Me, arriva We Used to Be Friends, un pezzo che sarà suonato familiare anche agli spettatori “occasionali”, se non altro per essere stato la sigla di apertura di una nota serie televisiva. E poi Bohemian Like You, per forza di cose l’highlight della serata.
Sarebbe potuta anche finire così, ma in effetti mancava all’appello Godless, l’anti-My Sweet Lord che ebbe l’ingrato compito di dare un seguito al singolo precedente. Si finisce invece come si è iniziato, tornando a The Dandy Warhols Come Down per un medley di Pete International Airport e Boys Better, e chiudendo così un cerchio idealmente aperto 20 anni fa.
Riuscendo fuori nel cortile, quasi tutti avevano in volto un’espressione serena, compiaciuta. E credo che, nonostante le aspettative divergenti, tra loro ci fossero anche quelli accorsi per una serata di nostalgia e pop rock radiofonico.
Luigi De Stefano